Saranno estese ulteriormente le ricerche nell’Oceano Indiano dell’aereo Malaysia Airlines MH370, scomparso l’8 marzo con 239 persone a bordo per lo piu’ cinesi, e copriranno un’area molto piu’ vasta del fondo oceanico. Lo ha annunciato oggi il vice primo ministro australiano Warren Truss dopo una riunione a Canberra con alti funzionari malaysiani e cinesi, mirante a concordare le prossime fasi operative. Altre riunioni sono in programma questa settimana a Canberra con esperti internazionali – ha aggiunto Truss – per analizzare tutte le informazioni e i dati e raccolti finora, nelle ricerche che hanno gia’ coperto 4,64 milioni di kmq, senza trovare alcun segno del relitto. La settimana scorsa il primo ministro Abbott aveva annunciato la conclusione ufficiale delle ricerche aeree e l’espansione di quelle sottomarine. Uno degli elementi chiave sara’ di intraprendere una mappatura oceanografica piu’ dettagliata delle aree di ricerca prospettate, che in massima parte non sono mai state mappate prima – ha aggiunto Truss. “Per la prossima fase che impieghera’ veicoli autonomi, sonar e con altre capacita’, potenzialmente a grandissime profondita’, sara’ necessaria una buona conoscenza del fondo oceanico”, ha aggiunto. Continuera’ le operazioni anche il sottomarino telecomandato Bluefin-21 noleggiato dalla Marina Usa, oltre a navi australiane, malaysiane e cinesi, mentre un aereo da ricognizione P-3 dell’aeronautica australiana rimarra’ in stand-by per seguire nuovi indizi. “Siamo impegnati a fondo a ritrovare lo MH370”, ha detto il coordinatore delle operazioni, l’ex comandante delle forze armate australiane Angus Houston, avvertendo pero’ che le ricerche potranno richiedere ancor da 8 a 10 mesi.