La Serbia, la Bosnia e la Croazia sono impegnate oggi nell’opera di rimozione di una gran quantità di macerie prodotte dalle peggiori inondazioni che i Balcani abbiano sperimentato da un secolo a questa parte. In alcune zone, come a Baric, vicino a Belgrado, le autorità sono riuscite anche a dare il via libera al ritorno delle famiglie alle loro case.
Parallelamente, il primo ministro serbo Aleksandar Vucic deve presentare nella giornata ad alcuni donatori internazionali, tra i quali la Banca mondiale, un quadro dei danni subiti da suo paese, centinaia di milioni di euro, secondo le prime stime.
Il villaggio di Baric, sulla Sava, ad alcuni chilometri dalla città di Obrenovac, una delle più toccate dalle inondazioni, era stato evacuato all’alba di sabato scorso, ma ora non pare più minacciato dalla piena. L’alluvione dei giorni scorsi ha provocato, in tutta la regione, ha provocato una cinquantina di morti. Nel quadro del disastro si aggiungono danni materiali importanti alle proprietà private e ai sistemi pubblici. “Le nostre perdite sono enormi, il sistema energetico, da solo, registra danni che superano i 250 milioni di euro”, ha spiegato il capo del governo. La ferrovia che collega la Serbia al porto montenegrino di Bar, la cui importanza per l’economia serba è strategica, sarà impraticabile per almeno un altro mese. Di conseguenza, le esportazioni della fabbrica di automobili di Kragujevac della Fiat, che è uno dei motori principali dell’economia serba, saranno gravemente colpiti. Gravi danni, per centinaia di milioni di euro, sono lamentati anche dalla vicina Bosnia. “Abbiamo bisogno dell’aiuto internazionale, perché la portata della catastrofe è enorme”, ha spiegato il presidente dell’entità serba di Bosnia Igor Radojicic. All’ottavo giorno di inondazioni in Bosnia, il livello della Sava, le cui acque hanno invaso il nord-est del Paese, sta lentamente calando, lasciando alle sue spalle un disastro. In tutta la regione si trovano decine di tonnellate di carcasse di animali, che devono essere rapidamente incenerite per evotare epidemie. La temperatura, che ha raggiunto i 30 gradi, accelera la decomposizione. “Per il momento non c’è pericolo di epidemia, ma la situazione è estremamente incerta”, ha valutato il ministro della Sanità bosniaco Rusmir Mesihovic. In Croazia, dove il livello della Sava è calato, la situazione si sta stabilizzando gradualmente, secondo le autorità. Comunque 4mila soccorritori e pompieri sono tuttora impegnati nelle operazioni.