La Sava, che ha rotto gli argini in vari punti nella regione di Bijeljina, ha inondato i villaggi della zona, dove seimila persone sono state evacuate. Gli abitanti hanno riferito che la piena ha toccato i tre metri. La città di Bijeljina ha lanciato un appello ai volontari per aiutare a rafforzare le dighe con sacchi di sabbia. Più a sud l’acqua comincia a ritirarsi a Maglaj e Doboj, interamente inondate, dove l’acqua è arrivata al secondo piano delle case.
La televisione serba riferisce che nel Paese, nella notte tra ieri e oggi e stamani le dighe di sacchi di sabbia erette sulla rive della Sava, a Sabac, Sremska Mitrovica e attorno alla centrale termica Nikola Tesla hanno tenuto. Situata nei pressi di Obrenovac, una delle città serbe maggiormente colpite, con o suoi 17 morti, la centrale, che produce la metà dell’energia che si consuma nel Paese, è circondata dalle acque. Il ministro serbo dell’energia Aleksandar Antic ha definito “cruciale” al difesa dell’impianto per la stabilità del sistema energetico del paese. Krupanj, devastata dalle acque negli ultimi giorni, è ora a rischio frane. Uno smottamento ha minacciato un impianto di raffreddamento dell’ammoniaca, ma è stato arginato. In Serbia le evacuazioni nelle località colpite dall’alluvione hanno riguardato più di 25mila persone. La maggior parte è stata accolta nei centri d’accoglienza, in particolare a Belgrado, dove sono assistiti dai volontari della Croce Rossa e da psicologi. Ci sono ancora 26mila famiglie senza elettricità. Continuano ad arrivare gli aiuti internazionali in Serbia e in Bosnia. Stamani è atterrato un aereo dell’Onu, mentre partecipano ai soccorsi anche elicotteri della missione Ue in Kosovo.
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