Purtroppo come temevamo, la circolazione depressionaria che nella notte fra martedì 13 e mercoledì 14 Maggio si è isolata sul medio-basso Adriatico, pilotando sulle nostre regioni le masse d’aria fredde, d’estrazione sub-polare marittima, sotto sostenuti, a tratti intensi, venti da NO e N-NO, spostandosi successivamente verso i Balcani, fra Serbia, Bulgaria e ovest della Romania, si è rapidamente evoluta in un insidioso “CUT-OFF” isolato dal flusso perturbato principale.
L’evoluzione verso levante di questa circolazione depressionaria, particolarmente strutturata nelle quote superiori della troposfera, con un nocciolo freddo di -22°C/-23°C alla quota di 500 hpa, è stata arrestata dall’azione di blocco eretta dal robusto promontorio anticiclonico di blocco presente fra il Kazakistan occidentale e la Russia europea, il quale costringe i sistemi frontali e le annesse perturbazioni, provenienti dall’Atlantico, a piegare bruscamente verso nord-nord/est, per risalire verso il comparto nord-orientale del continente, lungo il lato occidentale e settentrionale dell’intensa circolazione anticiclonica.
L’imponente promontorio anticiclonico di blocco, ormai da oltre una settimana ubicato fra il Kazakistan occidentale e la Russia europea, in questi ultimi giorni si è ulteriormente rinforzato, a seguito dell’”avvezione di spessore” determinata dal flusso caldo e secco sub-tropicale, proveniente dalle arroventate steppe del Kazakistan e dell’Uzbekistan, che viene richiamato lungo il bordo più occidentale della stessa struttura anticiclonica, dove domina una moderata ventilazione da Sud e S-SE. Il flusso di aria piuttosto calda e secca, ben strutturato nei medi e bassi strati, cominciando a crescere di quota, ha interessato gli strati medi e superiori della troposfera. Questi flussi caldi, d’origine sub-tropicale continentale, crescendo di quota tendono ad investire una maggior fetta di troposfera, comportando importanti aumenti dei valori di geopotenziale (a 500 hpa), coadiuvati da sensibili aumenti termici (sia d’origine radiativa che per il contributo dell’insolazione).
L’aumento dei valori del geopotenziale in quota ha contribuito a stabilizzare maggiormente la massa d’aria calda, che sale dalle latitudini sub-tropicali, associando ad essa condizioni spiccatamente anticicloniche, anche se non manca mai la copertura nuvolosa, di tipo avvettivo (alta e stratiforme).
Il rialzo del geopotenziale in quota, oltre a stabilizzare la massa d’aria sub-tropicale, sempre che non vi siano intrusioni fredde nell’alta troposfera dai quadranti sud-occidentali o occidentali (spesso responsabili dello scoppio improvviso dei violenti temporali pre-frontali che salgono il ramo ascendente di una saccatura o di una giovane ciclogenesi), favorisce al contempo una recrudescenza della calura nei bassi strati, vuoi anche per il contributo dell’insolazione che della stessa ventilazione meridionale, dominante in seno ai flussi sub-tropicali. Solitamente proprio in questa fase tende a svilupparsi la cosiddetta onda mobile di calore (“heat waves” in inglese) che s’innesca lungo i confini fra un’area anticiclonica, particolarmente strutturata nella media troposfera, e il ramo ascendente (bordo orientale) di una estesa saccatura, che dalle alte latitudini (sub-polari) si estende verso latitudini più meridionali, o di una latente circolazione depressionaria, in fase di colma mento (“Upper Level Low”).
Questo vortice depressionario, isolandosi dal flusso perturbato principale che si sta nuovamente ricimpattando con elevate velocità zonali fra i 50° e i 60° di latitudine nord, evolvendo in un “CUT-OFF”, rimarrà semi-stazionario per diversi giorni fra i Balcani orientali e l’area carpatica, con un annesso sistema frontale stagnante nei bassi strati che contribuirà ad arrecare precipitazioni persistenti, che potrebbero risultare davvero molto abbondanti e intense, soprattutto fra Serbia meridionale, Bosnia Erzegovina e le regioni più occidentali della Romania e della Bulgaria. Qui le piogge incessanti potrebbero determinare anche locali inondazioni, a seguito delle ondate di piena dei principali bacini fluviali, fra cui il Danubio e il Sava.
Peraltro, analizzando le mappe dei geopotenziali a 500 hpa, notiamo la presenza di una consistente anomalia negativa della tropopausa (collegata direttamente alla circolazione ciclonica), che dal sud della Romania e dalla Bulgaria, attraverso la Serbia, il Montenegro e l’Albania, si espande sopra le nostre regioni meridionali, destabilizzando ulteriormente l’atmosfera e intensificando i fenomeni precipitativi, fra Ungheria meridionale, Serbia e Bosnia Erzegovina, dove agisce la parte più attiva del sistema frontale, ormai prossimo all’occlusione. Ma oltre alle piogge incessanti e ai forti rovesci, che dall’intera giornata bersagliano Bosnia Erzegovina e Serbia, ed in misura minore pure Ungheria e Romania, l’ondata di maltempo che sta duramente colpendo la regione danubiana è accompagnata pure da venti intensi, a tratti anche forti, prevalentemente da Nord e N-NO, che stanno sferzando con forza la pianura ungherese e il nord della Serbia, con raffiche capaci di toccare picchi di oltre i 70-80 km/h.
Questa forte ventilazione dai quadranti settentrionali, che dal sud della Polonia e dalla Slovacchia, dopo aver scavalcato i rilievi dei Carpazi occidentali sfoga sulla pianura dell’Ungheria, sotto forti raffiche da N-NO e Nord, viene attivata dal fitto “gradiente barico orizzontale” presente lungo il bordo più occidentale del “CUT-OFF”, ora localizzato a ridosso della Romania sud-occidentale. Questa significativa compressione del “gradiente barico orizzontale” viene determinata dalla contemporanea espansione verso levante di un promontorio anticiclonico oceanico, che dal vicino Atlantico si allunga verso l’Inghilterra ed il mar del Nord, presentando dei massimi di oltre i 1036 hpa sulla Cornovaglia. La notevole pressione esercitata da questa robusta figura anticiclonica, in fase di ulteriore espansione verso il mar del Nord, con isobare di oltre i 1030 hpa fra il nord della Francia, il Belgio e l’Olanda, ha impresso questo notevole infittimento di isobare fra Slovacchia, Ungheria, Bosnia Erzegovina e Serbia che sta accelerando ulteriormente la già intensa ventilazione da Nord e N-NO che spazza le pianure dell’Ungheria e la Serbia settentrionale, con punte fino a 70-80 km/h. Ma su tutti spicca i 113 km/h da N-NO lambiti dalla stazione meteorologica dell’aeroporto internazionale di Srmellk, ubicato poco ad ovest del bacino del lago Balaton, dove le forti raffiche da N-NO e Nord, non trovando ostacoli orografici, hanno raggiunto intensità di tempesta, superando per almeno cinque volte la soglia fatidica dei 100 km/h.
Al momento, una raffica di ben 97 km/h da N-NO, è stata registrata a Papa, in Ungheria, e oltre 75 km/h da Nord a Siofok, sulle rive meridionali del lago Balaton, sempre in Ungheria. Questi venti molto forti stanno rendendo le piogge orizzontali, polverizzandole. Un fenomeno alquanto raro per le pianure ungheresi. Questi venti molto forti, da N-NO e Nord, cominceranno ad attenuarsi solo dalla prossima notte, andando sotto la soglia d’attenzione, col graduale colmamento del “CUT-OFF” che continuerà a stagnare fra l’ovest della Romania e la Serbia. L’allerta rimane alta anche nella vicina Ungheria e in Romania, dove fra domani e venerdì si prevedono precipitazioni piuttosto persistenti. Lungo il settore pre-frontale di questa circolazione depressionaria, ormai semi-stazionaria con un minimo ben identificabile dalle moviole satellitari fra il sud della Serbia e il sud-ovest della Romania, le infiltrazioni di aria più fredda, nella media troposfera, associate al nocciolo freddo in quota che caratterizza lo stesso “CUT-OFF”, stanno producendo lo scoppio improvviso di intensi temporali pre-frontali che salgono il ramo ascendente del suddetto “CUT-OFF”, dando la stura a rovesci e temporali, anche di carattere grandinigeno.
Qualche ora fa un “Cluster temporalesco”, sviluppatosi nel sud della Romania, risalendo fino all’area di Bucarest, ha dato la stura a forti rovesci di pioggia, accompagnati da colpi di vento e persino una grandinata, breve ma molto intensa, che ha interessato un tratto dell’autostrada, che dalla capitale rumena conduce verso la città di Costanza. Ma la situazione più critica rimane fra la Serbia e la Bosnia Erzegovina, dove molti fiumi e corsi d’acqua sono straripati. Nella capitale Belgrado rimane sotto osservazione il livello di Danubio e Sava. Numerosi i tratti stradali e ferroviari interrotti in tutta la Serbia, e per i soccorsi alle popolazioni sono stati mobilitati l’Esercito e le Forze speciali serbe. Rinviate le partite di calcio in programma oggi. Chiuse oggi e domani tutte le scuole.
Il premier serbo Aleksandar Vucic, che ha parlato delle inondazioni peggiori nella storia recente della Serbia, dopo aver invocati aiuti dalla Russia (paese da sempre vicino al popolo serbo) e alla UE, ha lanciato un appello a evitare viaggi e spostamenti, e a restare a casa per quanto possibile. Intanto sono davvero impressionanti gli accumuli registrati nelle ultime 24-36 ore sul territorio serbo. Ecco i dati ancora provvisori visto che le piogge continua a cadere incessantemente; 178 mm a Loznica, 145 mm a Belgrado, 140 mm a Valjevo, 129 mm a Smederevska Palanka, 117 mm a Sarajevo, 102 mm a Zenica, 100 mm a Novi Sad. Un calo nell’intensità delle piogge è previsto solo a partire dalla mattinata di domani. Ma solo dal weekend, fra sabato e domenica, si assisterà ad una definitiva attenuazione delle piogge e dei temporali, col graduale colma mento della circolazione ciclonica in quota.