Dal simposio, come segnala il sito greenreport, è emerso che «l`uscita dalle crisi economica, sociale e ambientale può venire dalla green economy, ma niente è scontato, né in Europa né nel nostro Paese, e non è detto che l`esito non sia invece più brown.
Per vincere questa sfida un elemento decisivo possono essere le donne, protagoniste assolute nelle scelte di acquisto, nell`educazione e formazione in famiglia e fuori, lavoratrici e professioniste in grado di fare la differenza sul lavoro».
La Fondazione per lo sviluppo sostenibile, presieduta dall`ex ministro dell`ambiente Edo Rochi, sottolinea che «In Italia le donne sono responsabili del 66,5% del totale delle scelte di acquisto della famiglia; rappresentano circa l`80% del comparto dell`istruzione; la loro presenza, a maggior ragione in posizioni apicali, fa funzionare meglio uffici e imprese. E` dunque è innanzitutto a loro che bisognerebbe rivolgersi per dare una spinta alla green economy e influenzare il mercato dei prodotti e servizi più sostenibili».
Il convegno ha messo in risalto le eccellenze delle “imprese green al femminile”, guidate da donne che hanno puntato su un futuro sostenibile e realizzato storie di successo, best practice mondiali, m si tratta purtroppo di eccezioni: secondo il Global Gender Gap Report 2012 del World Economic Forum, che analizza il divario di genere a livello internazionale, assegna all`Italia un umiliante 80esimo posto e, per il primo Environment and Gender Index dell`Iucn pubblicato nel 2013, l`Italia è ultima tra i 16 Paesi dell`Ocse per livello di coinvolgimento e responsabilità delle donne e per l`uguaglianza di genere nel settore ambientale Con il 49% siamo agli ultimi posti nell`Unione europea (media 62,4%) per numero di donne occupate e, secondo il Rapporto Istat 2013, se per descrivere il 50 per cento dell`occupazione maschile occorrono 51 professioni, ne bastano 18 per dare conto di quella femminile.
Ambiente: l’economia verde in Italia ancora troppo poco… rosa
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