Tali mutamenti sono da addebitare a tanti fattori, fra cui i relativi fenomeni atmosferici, come la “Niña” o “El Niño” e il ciclo di 11 anni delle macchie solari (abbiamo elencato solo quelli decisamente più significativi, ma su questo bisognerebbe scrivere un articolo a parte). Non è un caso se il 1998 è stato utilizzato come anno di riferimento per misurare le tendenze della temperatura media globale. Difatti, se ben ricordiamo, nel 1998, lungo il Pacifico equatoriale, si è scatenato il più potente episodio di “El Niño” che si ricordi a memoria d’uomo. Proprio in quella terribile annata una vastissima area del Pacifico centro-orientale subì un anomalo riscaldamento, con clamorose anomalie termiche positive delle acque superficiali oceaniche, fino ad allora mai registrate. Questo impressionante riscaldamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico (il più vasto e il più influente sulla circolazione generale) ha contribuito a far aumentare, in modo anche brusco, la temperatura media globale, a livelli mai registrati prima, da quando esistono le rilevazioni. Le acque oceaniche caldissime, con valori di oltre i +30°C su una larga fetta del Pacifico equatoriale ed orientale, hanno trasferito all’atmosfera sovrastante enormi quantità di calore latente che hanno determinato un importante rialzo delle temperature globali, soprattutto lungo l’area tropicale, ma con ripercussioni patite sull’area artica.
“Global Warming” si o “Global Warming” no, ecco come stanno davvero i fatti secondo il mondo della scienza
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