“El Nino” 2014 comincia a fare paura al mondo intero. Nei giorni scorsi persino l’ONU ha lanciato un allarme per il ritorno di “El Niño”, il fenomeno climatico che si verifica nell’Oceano Pacifico centrale e che porta violente inondazioni lungo le coste occidentali americane e lunghe siccità fra le coste asiatiche e l’Australia. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha fatto sapere che c’e’ un 60% di possibilità che arrivi per agosto e l’80% che giunga tra Ottobre e Dicembre. “El Niño”costituisce la parte più propriamente oceanica del fenomeno, ma a questo risulta accoppiato un complesso sistema di circolazione atmosferica, meglio nota come “Southern Oscillation”. La fenomenologia completa è perciò nota con il termine di “El Niño Southern Oscillation” (oscillazione meridionale “El Niño“).
La parte atmosferica del fenomeno invece fa riferimento alla cosiddetta circolazione di Walker. Questa circolazione vede la formazione di un estesa cintura di bassa pressione che si distende lungo tutto il Pacifico equatoriale centro-orientale, a causa del graduale surriscaldamento delle acque superficiali oceanica. “El-Niño” inizia a svilupparsi a causa del surriscaldamento delle acque superficiali oceaniche del Pacifico orientale che, a sua volta, determina un notevole incremento dell’attività convettiva su tutto il Pacifico centro-orientale, modificano a loro volta la circolazione equatoriale dei venti, con l’allentamento degli Alisei, e delle correnti oceaniche da essi alimentate. In questo caso lo sviluppo del fenomeno di “El Nino” è legato alla formazione di una vasta area di acque molto calde, sul Pacifico centro-occidentale, con anomalie termiche positive di +1,5°C +2.0°C, che va a contrastare con le acque molto più fredde presenti sul Pacifico orientale, nel tratto di oceano antistante le coste di Cile, Peru ed Ecuador, dove agisce il ramo principale della fredda “corrente marina di Humboldt” (alimentata dal flusso dell’Aliseo di SE che risale il Pacifico sud-orientale).
Questo notevole “gradiente termico”, fra il settore centro-occidentale e quello orientale dell’oceano Pacifico, può innescare una “onda Kelvin” che si propaga verso est, seguendo un ciclo di oltre 30-60 giorni, con la liberazione di una intensa quantità di calore latente sprigionato dall‘intensa attività convettiva legata proprio alla “MJO“. Negli ultimi 2 anni le acque superficiali del Pacifico centro-occidentale hanno subito un drastico riscaldamento, tanto da raggiungere temperature insolitamente alte, oltre i +30°C +31°C, fra le Filippine, l’arcipelago indonesiano, le coste dell’Australia settentrionale e il tratto di oceano attorno a Papua Nuova Guinea. Del resto non è un caso se nell’ultimo anno, proprio sul Pacifico occidentale, nel tratto di oceano a nord di Papua Nuova Guinea, la presenza di questa ingentissima quantità di calore latente, ceduta all’atmosfera dall’oceano, ha favorito lo sviluppo di cicloni tropicali e di tifoni molto violenti. Su tutti spicca il super-tifone “Haiyan” che nel Novembre del 2013, dopo essersi sviluppato sui caldi mari che circondano gli atolli della Micronesia, transitando su un ampio tratto di acque oceaniche molto calde e profonde, a nord di Papua Nuova Guinea, si è rapidamente trasformato in uno dei cicloni tropicali più potenti mai osservati sulla Terra, effettuando il “landfall” sugli arcipelaghi centrali delle Filippine mantenendo la 5^ categoria della Saffir-Simpson, con venti ad oltre i 300 km/h che sono stati capaci di estirpare la lussureggiante vegetazione nella parte orientale dell’isola di Leyte.
Questa vasta piscina di acque superficiali molto calde, che da mesi persisteva fra gli arcipelaghi indonesiani, Papua Nuova Guinea, l’Australia settentrionale e le isole Bismark, con la spinta dell’“onda Kelvin” che si propaga verso est, seguendo un ciclo di oltre 30-60 giorni, comincerà molto gradualmente ad estendersi verso il settore centro-occidentale del Pacifico equatoriale, muovendosi in direzione di Nauru e dei Kiribati. Entro il mese di Aprile le acque calde si muoveranno sul Pacifico centrale equatoriale, raggiungendo l’area della Linea di Cambiamento Data. Questa evoluzione verso est dell’“onda Kelvin”, assieme alla contemporanea migrazione della “MJO” verso il Pacifico centrale, sarà accompagnata da una significativa inibizione dell’attività convettiva sull’Indonesia e dall’inserimento, nei bassi strati, di una ventilazione dai quadranti occidentali, che dai mari dell’Indonesia e da Papua Nuova Guinea si spingerà in direzione della Melanesia e dei Kiribati. L’innesco di questa ventilazione dai quadranti occidentali sarà incentivata dalla formazione di un vero e proprio squilibrio barico fra l’area indo-australiana, dove si forma un’area anticiclonica (con pressione più alta), e il Pacifico occidentale e orientale, dove si sviluppa una fascia di basse pressioni (con valori che possono scendere sotto i 1005-1004 hpa), risultano veramente importanti, il fenomeno di “El Niño” viene accompagnato dalla Southern Oscillation che genera una totale inversione dei venti nei bassi strati, che invece di soffiare da est verso ovest spireranno sostenuti da Ovest verso Est, spingendo le calde acque della contro corrente equatoriale, non più bloccata dagli Alisei, verso l’America centrale e le coste sud-americane, alimentando il potenziale dell’attività convettiva (attività temporalesca) sul settore centro-orientale del Pacifico equatoriale.
L’arrivo di “El Nino” viene preannunciato dall’anomalo riscaldamento della superficie oceanica riscontrato dalle oltre 70 boe oceanografiche, gestite dal NOAA (con l’aiuto del Giappone, Corea, Taiwan, e Francia), piazzate lungo l’intera larghezza dell’oceano Pacifico, da Papua Nuova Guinea fino alle coste dell’Ecuador. I sensori di temperatura sono posti a diverse profondità lungo le boe oceanografiche e sono quindi in grado di registrare la temperatura sotto la superficie dell’acqua, a diverse profondità. Tali sensori inviano i loro dati in tempo reale, tramite il satellite, ai computer della NOAA che verificano successivamente la qualità dei dati inviati. Se si riscontra che nel giro di 3 mesi le temperature delle acque superficiali del Pacifico orientale sono aumentate di oltre i +1.5°C, rispetto le medie stagionali, allora è chiaro che il fenomeno di . “El Niño” è partito, con tutte le conseguenze teleconnessive su scala planetaria. In questi mesi l’attivazione del’“onda di Kelvin”, partita dal Pacifico occidentale, sta continuando a spingere in direzione del Pacifico centro-orientale masse d’acque molto calde, che stanno provocando un brusco riscaldamento superficiale del Pacifico equatoriale centro-orientale. Il proseguo del fenomeno di“El Niño”, soprattutto per quel che concerne la sua intensità, dipenderà dalle anomalie riportate dalla “Madden-Julian oscillazione”, che dall’oceano Indiano orientale e mari poco a nord degli arcipelaghi indonesiani, dove è in atto un notevole rinvigorimento dell’attività convettiva, tende a spostarsi verso la linea di cambiamento data, ubicata in mezzo al Pacifico.
Il graduale spostamento verso est della “MJO”, diretta verso il Pacifico orientale, dovrebbe determinare un notevole rinforzo di “El Nino”, che dovrebbe intensificarsi entro il prossimo autunno 2014(fra Ottobre e Novembre), quando le acque superficiali del Pacifico orientale faranno registrare anomalie di +1.5°C +2.0°C rispetto alla media (localmente anche molto più), con un conseguente incremento delle precipitazioni fra le coste occidentali degli USA, Canada, Messico e stati dell’America centrale. Ma un aumento dell’attività convettiva è atteso pure sulle aride coste dell’Ecuador meridionale, del Peru e Cile (si pensi al deserto di Atacama, l’area più arida del pianeta), dove potrebbero sopraggiungere benefiche precipitazioni, dopo anni di forte siccità. Se il fenomeno entrerà nella fase “strong”, nel corso della prossima stagione autunnale, dobbiamo senza dubbio prepararci ad un significativo aumento delle temperature medie globali per il 2015.
Di certo la formazione di “El Nino” rischierà di avere pesantissime ripercussioni climatiche già dal prossimo autunno, contribuendo a determinare un conseguente aumento delle temperature medie a livello globale entro il 2015, con gravi siccità in Australia, Africa ed Europa meridionale, e rischio di tempeste e inondazioni lungo le coste occidentali del continente americano. Fenomeni meteorologi estremi che in determinate aree della Terra rischiano di creare nuove tensioni fra gli stati, acuendo la già delicata situazione internazionale, che negli ultimi anni ha visto esplodere una multitudine di crisi, sul piano geopolitico, fino alle porte del continente europeo.