Medicina: scoperto a Perugia un metodo per debellare la malaria

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MALARIA - CopiaPresso il Polo d’Innovazione di Genomica, Genetica e Biologia della Facolta’ di Medicina e Chirurgia dell’Universita’ degli Studi di Perugia e’ stato presentato lo straordinario risultato ottenuto dal team del professor Andrea Crisanti per la lotta contro la malaria. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications (e immediatamente trasmesso da media internazionali fra i quali BBC, CNBC, Al Jazeera, The Guardian, The Daily Mail), valida un nuovo metodo genetico che per la prima volta nella storia e’ in grado di alterare il rapporto tra i sessi delle zanzare Anopheles gambiae, principali vettori del parassita della malaria. La scoperta sensazionale di questa ricerca scientifica consiste nell’aver individuato ed utilizzato un particolare enzima in grado di eliminare il cromosoma X esclusivamente durante la produzione dello sperma. In questo modo la progenie delle zanzare geneticamente modificate risulta composta al 95% da maschi, azzerando quasi completamente il numero di zanzare femmina, uniche responsabili della trasmissione della malattia agli esseri umani. “La malaria e’ debilitante e spesso fatale e abbiamo bisogno di trovare nuovi modi per affrontarla – spiega Andrea Crisanti, responsabile del Centro di Genomica Funzionale dell’Universita’ degli Studi di Perugia AD e responsabile scientifico del Polo GGB -. Pensiamo che il nostro approccio innovativo sia un enorme passo avanti. Per la prima volta, siamo in grado di inibire la produzione di zanzare femmine in laboratorio e questo fornisce un nuovo mezzo per eliminare la malattia. In natura, la proporzione tra progenie maschili e femminili e’ pressoche’ paritaria”. “L’aspetto piu’ promettente della ricerca e’ la sua sostenibilita’. Una volta introdotte le zanzare modificate, i maschi inizieranno a produrre principalmente figli maschi, cosi’ come faranno i loro figli, andando ad eliminare l’intera popolazione femminile entro sei generazioni”, afferma il dottor Nikolai Windbichler, che ha collaborato alla ricerca insieme a Roberto Galizi (PhD Universita’ degli Studi di Perugia), Lindsey A. Doyle, Miriam Menichelli, Federica Bernardini, Anne Deredec, Austin Burt, Barry L. Stoddard, ricercatori presso l’Imperial College di Londra (Uk).

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