Quando nel 1959 la sonda sovietica “Luna 3” trasmise le prime immagini del lato oscuro della Luna, ci si accorse come questo non possedesse i noti “mari” lunari, ossia le vaste distese di lava solidificata che dalla Terra sembrano formare un volto umano. La Luna rivolge alla Terra sempre la stessa faccia; ciò si verifica in quanto il periodo di rotazione è identico al periodo di rivoluzione. I due volti del nostro satellite sono estremamente differenti, e gli astronomi se ne sono sempre chiesti il motivo. Ora, gli scienziati potrebbero aver risolto il mistero vecchio 55 anni. Il calore della giovane Terra potrebbe aver modificato il lato vicino della luna neonata.
I DETTAGLI – Subito dopo la nascita della Terra si verificò un impatto colossale con un pianeta delle dimensioni di Marte, i cui detriti andarono a formare il nostro satellite. Dal momento che la Luna era da 10 a 20 volte più vicina di quanto non lo sia oggi, le forze mareali reciproche erano molto intense. L’attrazione gravitazionale frenò le rispettive rotazioni, causando la sincronia. Subito dopo l’impatto i due corpi erano molto caldi, ma la Luna, più piccola, si raffreddò più velocemente. Il nostro pianeta quindi, sul quale si registrava una temperatura superficiale di 2500°C, avrebbe “cotto” il lato vicino della Luna, mantenendolo fuso. Questo ne caratterizzò la differenza, influenzandone la crosta contenente elevate concentrazioni di alluminio e calcio, elementi difficili da vaporizzare. Infine, questi elementi combinati con silicati nel mantello, formarono ulteriori minerali, rendendo il lato oscuro circa due volte più spesso. E così, nell’arco del tempo, la Terra plasmò la Luna.Gli autori hanno dettagliato i loro risultati sul numero del 9 giugno delle Astrophysical Journal Letters.