La sua composizione non è nota con certezza, ma sarebbe in grado di aprire un cratere di circa 3 chilometri, rompendo i vetri delle finestre a causa dell’onda d’urto anche a 100 chilometri di distanza. La sua scoperta, avvenuta lo scorso 23 Aprile 2014, non avrebbe dato molto tempo per organizzare una missione spaziale in grado di deviare la sua traiettoria. Tuttavia, il JPL a Pasadena sarebbe stato in grado di capire l’esatta posizione di caduta, permettendo di organizzare una massiccia campagna di evacuazione. A differenza degli oggetti più piccoli è veramente raro che un asteroide di queste dimensioni possa sbattere sulla Terra senza essere intercettato qualche mese prima. Sempre che che l’oggetto non sia così tanto grande da rendere inutile un’evacuazione da un punto all’altro della Terra.
Questo scenario apocalittico serve a sensibilizzare il grande pubblico sul pericolo che questi oggetti possono arrecare al nostro pianeta. Scenari che il mondo ha già vissuto e che sicuramente vivrà ancora. Tuttavia, i tempi di ritorno di tali eventi possono essere calolati su scale enormi, talvolta di svariati migliaia di anni. Per non farsi cogliere impreparati, la NASA scandaglia continuamente il cielo notturno alla ricerca di oggetti che potrebbero intersecare l’orbita della Terra in qualsiasi momento. Gli scienziati stimano che il 95% degli oggetti di almeno 1 Km siano stati osservati e catalogati. Ma si stima che ci siano almeno 1 milione di asteroidi di almeno 30 metri di larghezza che potrebbero arrecare danni su scala regionale, e di questi, ne sono conosciuti meno dell’1%.