Con i cambiamenti climatici non sono a rischio solo i raccolti, ma anche i valori nutrizionali di cio’ che la terra produce. Il risultato e’ che, con un raccolto pur buono a livello quantitativo, si potrebbe verificare che “una dieta con sufficienti contenuti di calorie potrebbe non avere sufficienti apporti di vitamine e minerali”, con la conseguenza che un “peggioramento del valore nutrizionale del cibo potrebbe portare a un aumento della fame ‘nascosto'”. Lo rilevano i ricercatori del Pik- Potsdam institute for Climate impact research in una articolo pubblicato su ‘Nature Climate Change’. “Per migliorare la nostra conoscenza del rischio sulla qualita’ del cibo si devono affrontare due sfide- spiega l’autore dell’articolo Cristoph Muller- primo: la fertilizzazione di CO2 e il suo effetto ambivalente sulla sicurezza alimentare deve essere presente delle simulazioni dei computer per i futuri raccolti. Secondo: la ricerca deve muoversi dalla sola prosettiva quantitativa ad una che includa anche la qualita’ nutrizionale”. L’Intersectoral impacts model intercomparison project (Isi-Mip) coordinato dal Pik cosi’ come l’Agricoltural model intercomparison and improvement project (AgMip) “potrebbero contribuire a creare una piattaforma per facilitare la ricerca” chiarendo l’impatto a livello nutrizionale dei nutamenti climatici.