Dopo l’uragano “Amanda”, che per fortuna ha scatenato tutta la sua potenza in pieno oceano, traslando a largo delle coste messicane meridionali, nei giorni scorsi la tempesta tropicale “Boris”, costeggiando la parte più meridionale del Messico, ha scaricato piogge di carattere torrenziale nello stato di Tabasco, lungo la costa del Golfo del Messico. Le coste pacifiche centroamericane iniziano a dover fronteggiare le prime serie emergenze in vista dell’avvio della stagione degli uragani, che quest’anno, complice l’arrivo di “El Nino 2014”, si preannuncia molto intensa. Le temperature delle acque superficiali del Pacifico orientale non preannunciano nulla di buono. Solo ieri il comune di Balancan , nell’estremo settore orientale dello stato, sulla frontiera con il Guatemala, è stato il più colpito dai forti rovesci di pioggia scaricati dalle bande nuvolose cumuliformi che si sono originate lungo il bordo orientale di “Boris”. Queste precipitazioni violente, e molto localizzate, hanno provocato un improvviso “flash flood” con lo straripamento del fiume San Pedro. Il sindaco di Balancan, Pedro Arguello, ha detto oggi che la località si trova “nel caos piu’ totale”, dopo che l’alluvione lampo ha distrutto varie strade e abbattuto almeno un ponte. Anche a Los Rios, sulla frontiera stessa con il Guatemala, le autorità locali hanno lanciato l’allarme per un possibile straripamento dell’Usumacinta, il fiume che segna il confine naturale fra i due paesi.
Il governatore del Tabasco, Arturo Nunez, ha annunciato l’invio di aiuti di emergenza (probabilmente con l’ausilio dell’Esercito messicano) alle zone più colpite. Difatti le piogge, spesso cadute a carattere di rovescio o forte temporale, sono state accompagnate da elevatissimi indici di rain/rate. Le stesse cadendo sulle aree montuose del vicino retroterra costiero, del Tabasco,hanno fatto scivolare a valle una immensa quantità d’acqua che non è stata ben smaltita, determinando la conseguente ondata di piena di fiumi e corsi d’acqua, prossimi o già tracimati in più punti. Per fortuna la tempesta, a contatto con i rilievi della Sierra Madre, a causa del forte attrito esercitato da quest’ultimi che hanno tagliato di netto la circolazione ciclonica nei bassi strati, si è rapidamente indebolita, fino a dissiparsi quasi del tutto, dopo aver scaricato forti rovesci di pioggia e temporali sull’entroterra messicano meridionale, dove si attendono accumuli pluviometrici davvero molto consistenti. Queste precipitazioni abbondanti determineranno l’ingrossamento di gran parte dei fiumi e corsi d’acqua che attraversano il Messico meridionale e il nord del Guatemala. Ma a preoccupare i meteorologi statunitensi e messicani sono proprio le elevatissime temperature superficiali del Pacifico orientale, che nelle prossime settimane potrebbero fungere da innesco per la formazione di cicloni tropicali molto potenti, e capaci di effettuare il proprio “landfall” a ridosso delle coste messicane, arrecando enormi danni e tanti disagi per le popolazioni locali.
Analizzando la situazione sinottica possiamo affermare che nei prossimi giorni, nuove tempeste tropicali o uragani potranno sorgere sopra le acque superficiali del Pacifico orientale, dove il “fronte di convergenza intertropicale” continua a mantenere un posizionamento molto elevato di latitudine, tanto da avvicinarsi sempre più all’atollo Johnston, ubicato nel tratto di oceano a sud-ovest delle Hawaii, appena lambito dai potenti “Clusters temporaleschi” legati proprio all’ITCZ.Grazie all’elevato posizionamento dell’ITCZ lungo il Pacifico orientale si stanno delineando le condizioni meteo/climatiche ideali per lo sviluppo di tempeste tropicali o uragani, anche intensi, capaci di toccare la 4^ categoria Saffir-Simpson. Il considerevole sollevamento verso nord dell’ITCZ sta contribuendo a rinforzare il flusso monsonico davanti le coste dell’America centrale, con l’attivazione di una moderata ventilazione meridionale che nei prossimi giorni si potrà propagare fino agli 7° – 8° di latitudine nord.
Questi sostenuti venti meridionali sono collegati al flusso dell’Aliseo di SE (attivo nell’emisfero australe), che dopo aver oltrepassato la linea dell’equatore, a causa dell’innalzamento di latitudine dell’ITCZ, irrompe sull’emisfero boreale, con una ventilazione da Sud e S-SO, che sale di latitudine (fino ai 10° di latitudine nord), piegando più da SO, e tende ad interagire e a convergere con le correnti orientali, legate all’Aliseo di NE (sull’emisfero boreale), in uscita dalle alture dell’America centrale. L’interazione fra gli Alisei dei due emisferi sta agevolando lo sviluppo di importanti moti rotatori nei bassi strati, che chiudendosi nei bassi strati e strutturandosi anche alle quote superiori della troposfera, davanti le coste centrali americane, si associano all’intensa attività convettiva che caratterizza l’ITCZ, evolvendosi successivamente in vere e proprie circolazioni depressionaria tropicali, capaci di trasformarsi in depressioni o tempeste tropicali, anche di grosse dimensioni. L’attivazione del noto processo di “autoalimentazione”, in presenza di un “Wind Shear” molto debole, sopra acqua molto calde, prossime ai +29°C +30°C, rappresenteranno gli ingredienti favorevoli per la nascita di uragani molto intensi, e per questo altamente pericolosi per le prospicienti coste pacifiche centroamericane.