Aids: curare i “malati invisibili” per sconfiggere l’epidemia. Non sanno di essere infetti ma sono il 50% dei sieropositivi

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AIDS NUOVA - CopiaNei prossimi due anni sara’ fondamentale riuscire a raggiungere i ‘malati fantasma’ di Hiv, che non sanno di essere infetti e che costituiscono il 50% del totale dei sieropositivi. Il ‘compito a casa’ e’ stato dato dalla International Aids Conference che si e’ appena chiusa a Melbourne, che ha dato appuntamento a Durban, in Sud Africa, nel 2016. ”L’obiettivo dichiarato e’ mettere sotto controllo l’epidemia entro il 2030 – spiega Stefano Vella, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanita’ e fra gli estensori delle linee guida Oms sull’Aids – ma per riuscirci bisogna tirare fuori il ‘sommerso’, quei milioni di persone che non sanno di avere il virus, e trattare tutti. E’ un enorme problema di costi, di carenza di strutture, ma proprio i risultati ottenuti finora dall’alleanza di scienza, politica e societa’ civile che combatte l’Aids, unica nel panorama mondiale, fanno ben sperare”. Secondo le cifre fornite durante la conferenza sono 35 milioni le persone sieropositive nel mondo, di cui circa meta’ inconsapevoli, compresi 3,3 milioni di bambini, mentre le nuove infezioni ogni anno sono 2,3 milioni. Nel 2013 circa 13 milioni di persone in tutto il mondo hanno ricevuto la terapia antiretrovirale, di cui circa 11 milioni nei paesi a basso e medio reddito. ”Dalla conferenza e’ emerso che e’ il momento di concentrarsi sulle ‘popolazioni chiave’ – spiega Vella – quelle piu’ deboli ed emarginate, dagli omosessuali, perseguitati in alcuni paesi, ai tossicodipendenti, che ad esempio in Ucraina e Russia vengono incarcerati e non sono curati, ai ‘sex workers’. E’ un problema sanitario che pero’ si intreccia profondamente anche con i diritti umani, la scienza da sola non ce la puo’ fare”. Ad ottobre l’Italia ospitera’ una grande sessione a dieci anni dalla ‘Dichiarazione di Dublino’, in cui i governi europei si impegnavano a lottare contro la malattia. ”Sara’ l’occasione per un’estensione dell’impegno – auspica l’esperto – con gli occhi soprattutto ai paesi dell’est Europa”. L’esempio della lotta all’Aids, conclude Vella, potrebbe comunque essere seguito per altre malattie. ”Si e’ parlato molto dei nuovi farmaci per l’epatite C, che ora hanno un problema di accesso paragonabile a quello delle terapie antiretrovirali all’inizio dell’epidemia. La lezione dell’Aids – conclude – potrebbe essere estesa anche a questo campo”.

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