Si ritiene che “la presenza di un sistema articolato di tane sia stata determinante ai fini del collasso” dell’argine del fiume Secchia che il 19 gennaio 2014 ha portato all’alluvione nel Modenese. Luigi D’Alpaos, docente di Idraulica dell’Universita’ di Padova, ha presentato alla commissione Territorio e Ambiente l’esito degli studi sulle cause del cedimento, affidati dalla Regione Emilia-Romagna a una commissione da lui presieduta. Vennero inondate molte aree gia’ colpite dal terremoto del 2012. “Sono plausibili – spiega l’abstract della relazione – due fenomeni di innesco” del collasso dell’argine.
Uno di “progressiva erosione interna” con le piogge, “non di grande intensita’ ma persistenti nel tempo”, che sarebbero penetrate nell’argine attraverso il reticolo di cavita’ costituito dalle molte tane di animali (piu’ volte le nutrie sono state al centro di polemiche); l’altro fenomeno di innesco, di “progressiva instabilita’ geomeccanica del corpo arginale, localmente indebolito dalla presenza delle cavita’, favorita da condizioni di parziale saturazione indotte dalla piena e dalle precipitazioni”. “Il sistema di tane, osservabile nelle foto aree – precisa il testo – e’ planimetricamente situato proprio all’interno dell’area interessata dalla fase iniziale del collasso arginale, e le quote altimetriche dei fori delle tane, osservate sul paramento interno dell’argine, appaiono prossime ai massimi livelli idraulici raggiunti in alveo durante la piena”. L’assessore Paola Gazzolo ha rivendicato “l’impegno costante della Giunta regionale per ottenere risorse per la manutenzione” del vasto sistema arginale e ha ribadito che le cause individuate “ci motivano ancora di piu’ nel proseguire con un piano integrato che prende atto del sistema di cavita’, e a intervenire quindi di conseguenza”.
TANE, “NON NUTRIE MA TASSI, ISTRICI E VOLPI” – “Non si tratta di nutrie ma di tassi, volpi e istrici, insediati in questo territorio soltanto da qualche anno a questa parte”. Lo precisa il professor Luigi D’Alpaos, in una nota diffusa dalla Giunta regionale dopo la presentazione in commissione Territorio e Ambiente dell’esito del lavoro della Commissione scientifica da lui presieduta sulla rottura dell’argine del Secchia, che ha giudicato “determinante ai fini del collasso” la presenza negli argini di un vasto reticolo di tane. Animali che rappresentano “un fenomeno emergente”, nuovo dunque, rispetto al problema conosciuto delle nutrie, per il quale realta’ come Coldiretti anche oggi sono tornate a chiedere un piano di prevenzione e di abbattimento. “Appare del tutto verosimile – sottolinea D’Alpaos – che l’argine abbia collassato per effetto dell’interazione tra la piena e un articolato sistema di tane di animali selvatici, presente nel corpo arginale, che ne ha ridotto la resistenza”. Dopo mesi di prove geotecniche in campo e di laboratorio, i risultati sono stati illustrati in commissione regionale Territorio e Ambiente dal presidente D’Alpaos, affiancato dai colleghi della Commissione scientifica, istituita con decreto del presidente della Regione e composta da sei docenti universitari nominati dai rettori degli Atenei di Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia, Parma e Padova (a quest’ultimo il coordinamento dei lavori). “La nostra risposta – spiega D’Alpaos nella nota della Giunta – puo’ essere considerata apparentemente semplice, ma si basa su una verita’ scientifica che ha comportato l’applicazione di analisi e metodi complessi”. “La presenza di questi animali – precisa – e’ un fenomeno emergente, in quanto non si tratta di nutrie ma di tassi, volpi e istrici, insediati in questo territorio soltanto da qualche anno a questa parte”.
COME S’E’ ROTTO L’ARGINE – “Le testimonianze oculari hanno evidenziato che il fenomeno di formazione della breccia arginale e’ partito dall’alto, sviluppandosi gradualmente verso il basso”. Lo spiega la nota della Giunta regionale che riporta l’esito degli studi della Commissione scientifica sulla rottura dell’argine del Secchia che ha causato l’alluvione di gennaio nel modenese. “Per la stessa ragione – prosegue la nota – e’ stata esclusa la possibilita’ che l’argine sia collassato a causa dell’erosione lungo cavita’ prodotte dallo sradicamento della vegetazione in alveo da parte della corrente: le fotografie aeree evidenziano che gli alberi cresciuti nell’alveo fluviale erano ancora presenti nelle prime fasi dopo l’apertura della breccia”. Tra le possibili cause del cedimento arginale, “sono state invece escluse quelle classiche note in letteratura: erosione per sormonto, erosione al piede e filtrazione al di sotto del corpo arginale con conseguente sifonamento. L’erosione per sormonto dell’argine e’ stata esclusa poiche’ i livelli idrici massimi raggiunti sono stati molto inferiori (almeno di 1,25 metri) alla sommita’ arginale. L’erosione al piede dell’argine per effetto di un eccesso di tensione prodotta dalla corrente rispetto a quella massima sopportabile non e’ stata ritenuta plausibile perche’ le fotografie scattate nelle prime ore dopo l’apertura della breccia testimoniano la presenza della vegetazione arbustiva, che ha resistito anche all’aumentata azione erosiva della corrente in uscita dalla breccia”. Si evidenzia tra l’altro come “le piogge cumulate dal 15 gennaio al 4 febbraio non siano state di particolare intensita’, ma persistenti nel tempo; tali, quindi, da poter ipotizzare un volume d’acqua fuoriuscito tra i 36 e i 38 milioni di metri cubi e un colmo dell’onda di piena superiore ai 400 metri cubi al secondo”.
SEI MILIONI PER RIPRISTINARE LE OPERE PUBBLICHE – Quasi sei milioni (5 milioni e 996 mila euro) per finanziare, tra gli interventi prioritari per l’Alluvione del Secchia, il ripristino delle opere pubbliche e di interesse pubblico danneggiati dall’alluvione di gennaio. Li rende disponibili l’ordinanza n.4 firmata dal commissario alla ricostruzione Vasco Errani. Il provvedimento segue quelli varati per i contributi ai privati danneggiati e per il primo piano di messa in sicurezza del nodo idraulico di Modena. Dopo l’approvazione del dl 74 e l’assegnazione, da parte del Governo, dei 210 milioni di euro per la duplice emergenza, viene cosi’ completato il quadro delle principali ordinanze destinate ai privati, agli interventi idraulici e al ripristino delle opere pubbliche. I 61 interventi autorizzati interessano il ripristino di scuole, municipi, cimiteri; strade comunali e provinciali, compresi parcheggi, banchine e piste ciclabili; infrastrutture per i servizi pubblici essenziali (depurazione, rifiuti, energia elettrica e illuminazione pubblica); impianti sportivi e ricreativi, oratori e strutture parrocchiali; patrimonio edilizio pubblico. Si finanziano cosi’ interventi da un minimo di 2.440 euro a un massimo di 900mila euro (stanziati per lavori stradali a Bosco della Saliceta, nel comune di Camposanto). Complessivamente, i lavori interessano anche i comuni di Bastiglia, Bomporto, Finale Emilia, San Felice sul Panaro e Modena. Gli interventi potranno essere realizzati anche con procedure di somma urgenza, dalle Province, dai Comuni e dalle Arcidiocesi: a questi enti spetta l’affidamento dei lavori e la diretta approvazione delle perizie e dei progetti. Gli altri soggetti attuatori sono Enel distribuzione Spa per il ripristino degli impianti elettrici; Hera spa e Aimag spa per il recupero delle funzionalita’ delle stazioni ecologiche e la messa in sicurezza degli impianti fognari e di depurazione; Acer Modena per i danni in alcuni condomini a Bomporto e Bastiglia. I lavori dovranno essere affidati entro 150 giorni dall’approvazione dell’ordinanza e ultimati entro i 12 mesi successivi.