Garantire, nei giorni che serviranno per far arrivare il relitto della Costa Concordia a Genova, un dispositivo navale e aereo efficiente di risposta allo spill di sostanze inquinanti: 169.000 metri cubi di acque potenzialmente contaminate, 9.000 metri cubi di acque miste a olio, 163 metri cubi di carburante nel motore. Precauzione da prendere sia durante la traversata di circa 200 miglia marine sia all’interno del porto di Genova dove si procederà allo stoccaggio, demolizione e riciclaggio della nave. Per questo il Wwf rivolge alcune raccomandazioni al commissario governativo Gabrielli su traino, ripristino dei fondali, smantellamento e risarcimento del danno ambientale. Per quanto riguarda il traino verso Genova, viste le caratteristiche degli oli combustibili ancora contenuti nella nave, l’importante è che, oltre alle panne (barriere galleggianti) per contenerne l’eventuale fuoriuscita in mare aperto, ci siano natanti dotati di skimmer adeguati per raccogliere e rimuovere dalla superficie del mare gli idrocarburi. Considerato che il relitto naviga in pieno Santuario internazionale dei Cetacei, si deve anche dedicare attenzione a prevenire qualsiasi rischio di collisione si possa avere con balenottere comuni o capodogli. Dopo l’inizio del viaggio del relitto è urgente un monitoraggio dello stato dei fondali interessati per programmarne il ripristino, rimuovendo le piattaforme subacquee e i detriti rimasti sui fondali, tagliando i pali piantati sui fondali ed eliminando qualsiasi altra attrezzatura fissa e mobile del cantiere. Particolarmente delicati saranno poi l’ingresso e l’attracco nel porto di Genova del relitto. Ciò implicherà che sia assicurata anche in questa fase una pronta risposta ad un’eventuale emergenza ambientale. E una volta arrivato a Genova il relitto per smantellare la Costa Concordia ci devono essere tutte le autorizzazioni necessarie allo stoccaggio dei materiali scaricati dalla nave e per la demolizione e il riciclaggio ed alla gestione dei rifiuti e un piano per smaltirli. Infine, conclude il Wwf, si deve completare l’istruttoria dell’Ispra, l’istituto di ricerca che dipende funzionalmente dal ministero dell’Ambiente, sulla quantificazione definitiva del danno ambientale che è stato quantificato, ad una prima stima prudenziale dello stesso Istituto, in almeno 13 milioni di euro .