Sono le 21.45 di venerdì 13 gennaio 2012. In quegli istanti inizia il naufragio della nave da crociera Costa Concordia, una delle più gravi sciagure marittime della storia italiana, in cui sono morte 32 persone, e altre 110 sono rimaste ferite. Il transatlantico, salpato dal porto di Civitavecchia per la prima tappa della crociera ‘Profumo degli agrumi’ nel Mediterraneo, con 4.229 persone a bordo (3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio), urta lo scoglio de Le Scole all’Isola del Giglio, causando l’apertura di una falla di circa 70 metri sul lato sinistro. La nave si arena sullo scalino roccioso del basso fondale prospiciente Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto. A portare la nave fini lì è la volontà del comandante Francesco Schettino di passare sotto costa per fare il cosiddetto ‘inchino’, cioe’ il saluto agli abitanti dell’isola, come da tradizione in tante navi da crociera. La Concordia passa a 0,28 miglia marine dalla costa, circa 518 metri. Lo scafo inizia a imbarcare acqua, e a bordo si verifica il black out. Dopo 27 minuti dall’urto, la capitaneria di porto di Livorno si mette in comunicazione con la Costa Concordia su avviso di un parente di un passeggero per assicurarsi del loro stato, dopo che i Carabinieri di Prato avevano avvisato la capitaneria stessa di aver ricevuto una telefonata richiedente informazioni sullo stato delle cose. Subito dopo l’urto, il comandante, il 51enne Francesco Schettino, sostiene di aver deciso di invertire la rotta per ruotarla e farla arenare sul basso fondale, facendola incagliare sulla scogliera davanti Punta Gabbianara. I locali dei motori sono invasi dall’acqua. Alle 22.14 la Capitaneria di Porto rintraccia la Concordia e chiama a bordo: dalla plancia rispondono che e’ solo un black-out, in corso da circa 20 minuti e sostengono che risolveranno il problema a breve. Alle 22.58 viene dato l’abbandono nave e soltanto alle 4.46 del mattino del 14 gennaio la Gdf comunica che a bordo ci sono solo soccorritori e che i passeggeri sono stati tutti evacuati.