L’esito positivo della rimozione del relitto, affermano le due associazioni ambientaliste, “deve ora fungere da trampolino per rivitalizzare il Santuario dei cetacei: è incredibile ad esempio che di questa vicenda sul sito web del Santuario non si trovi traccia”. “Questa vicenda – aggiungono – ha fatto emergere anche altre contraddizioni del nostro Paese su questo fronte: dopo il naufragio, con fin troppe resistenze, è stato varato un ‘Decreto anti-inchini’ che è stato però già annacquato dalle pressioni delle lobby dei trasporti marittimi. Ci sono infatti i ‘passaggi ravvicinati’ davanti a Venezia, Capri e Portofino, con la speranza che non si ripresenti l’ennesima emergenza annunciata.
D’altra parte è significativo, affermano Legambiente e Greenpeace, che per la prima volta, da decenni, una grande nave venga smantellata in Italia. “Ovviamente – sostengono – non possiamo aspettare tragedie come queste per fermare la vergognosa pratica dello smantellamento delle navi in cantieri fatiscenti in Paesi come la Turchia, l’India e il Bangladesh. Ci auguriamo che questa sia l’occasione per ripensare un modello industriale aberrante e garantire sul serio lo smaltimento in Europa delle imbarcazioni comunitarie”.
L’operazione ‘Costa ti tengo d’occhio’ di Greenpeace e Legambiente non si conclude con l’arrivo della Concordia a Genova. Le due associazioni monitoreranno lo smaltimento della Concordia e chiedono che le realtà ambientaliste siano presenti come osservatori per seguire questo delicato processo. Greenpeace e Legambiente seguiranno inoltre le operazioni di bonifica e ripristino dei fondali del Giglio deturpati dal naufragio e dal cantiere della Concordia e vigileranno perché ci sia un adeguato risarcimento del danno ambientale “senza sconti per la proprietà”.