Il “vermocane”, pericoloso verme marino che sta infestando lo Stretto di Messina

MeteoWeb

Nel mare di Bocale, in una spiaggia nel reggino jonico nello Stretto di Messina, è stato avvistato e fotografato negli ultimi giorni un esemplare di Hermodice carunculata. Come si può leggere sul giornale locale StrettoWeb, una donna mentre faceva il bagno con i suoi figli ha rinvenuto sulla riva questo verme, ed è stata messa al corrente della sua pericolosità. Dopo l’articolo di StrettoWeb, centinaia di bagnanti hanno fotografato e segnalato questo pericoloso verme marino in molte spiagge dello Stretto di Messina.

vermecaneIl vermocane (Hermodice carunculata), detto anche “vermocane“, “vermecane”, “verme cane”, “verme di fuoco” o “verme di mare”, è un verme marino appartenente al philum degli Anellidi, alla classe dei Policheti, all’ordine degli Erranti e al sottordine degli Anfinomidi. Questo verme, che presenta un corpo formato da una catena di anelli, chiamati metameri e si muove attivamente, popola i fondali marini, soprattutto rocciosi, dei mari tropicali e sub-tropicali, Mediterraneo compreso.

Specialmente nei fondali mediterranei si può trovare a basse profondità (a partire da 7 metri circa),  nascosto tra gli scogli o rasente ad essi.

Si può osservare quasi esclusivamente nelle ore diurne. Se infastidito o sfiorato involontariamente, le setole bianche di cui è dotato, provviste di tossine, scagliate contro un aggressore (uomo compreso), sono in grado di infliggere dolorose irritazioni e poiché tali strutture entrano facilmente sotto la pelle (come dei veri e propri arpioni), risultano difficili da togliere (del resto l’animale segnala attivamente la sua pericolosità, gonfiando le setole se infastidito!) Per estrarle, ci si può aiutare con un nastro adesivo, trattando poi la parte interessata, che si presenta gonfia ed arrossata, con ammoniaca ed alcol.

E’ una specie saprofaga, nutrendosi principalmente di sostanze in decomposizione, pesci morti e moribondi e scarti eliminati dai pescatori. Non è raro trovarne un gruppetto mentre si nutre di un pesce morto. Il vermocane, con le sue spore appuntite e velenose, si attacca sulla parte più giovane e fragile della gorgonia (parte esterna) dove ne mangia la carne, non le ossa. Mangiando la carne, il vermocane lascia libera ed esposta a rischi l’ossatura della gorgonia che può essere attaccata da larve di alghe che, una volta cresciute, soffocano la gorgonia che è costretta, una volta assalita dal suo predatore, a lottare contro il tempo per ricostruire e ricoprire la sua parte mangiata. Il corpo del vermocane, allungato, di sezione rettangolare, va progressivamente restringendosi verso l’estremità posteriore. Presenta circa 100 segmenti e può raggiungere una lunghezza di circa 35 cm.

Il prostomio rettangolare porta 4 occhi disposti a quadrato, 2 palpi e 3 antenne (1 impari centrale e 2 laterali). Subito dietro il prostomio c’è una struttura ovale in rilievo detta caruncola (un altro organo di senso). Su tutto il corpo sono presenti le branchie a forma di “alberello”. Ha una colorazione molto appariscente: il ventre è giallo chiaro, il dorso è verde o bruno con bande nere e verdi trasversali a dividere i vari segmenti, le branchie e la caruncola sono di un rosso acceso, le setole sono bianche. E’ una specie termofila (che predilige acque calde) e può essere perciò considerata indicatrice delle condizioni ambientali. I vermocani sono animali leggendari dell’antica Grecia che avrebbero avuto due sembianze: quella di un cane senza arti strisciante e quella di un insetto che abbaia e vive nell’Inferno.

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