Medicina: diminuiscono infezioni e decessi per HIV, TBC e malaria

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Negli ultimi 13 anni le infezioni da Hiv sono scese di quasi il 33%, i decessi legati alla tubercolosi (Tbc) sono diminuiti del 3,7%, e i bambini vittime della malaria nell’Africa sub-sahariana sono calati del 31,5 % negli ultimi dieci anni. E’ l’analisi sistematica sui dati provenienti da 118 paesi, ‘Global, regional, and national incidence and mortality for Hiv, tuberculosis, and malaria during 1990: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013’, pubblicata su ‘Lancet’ e firmata dall’Università di Washington. I risultati sono stati presentati alla Conferenza internazionale sull’Aids di Melbourne (Australia). Oggi nel mondo – spiega la ricerca – sono sempre meno le persone che muoiono per colpa dell’Hiv-Aids, della tubercolosi e della malaria. Il ritmo di questa decrescita è accelerato dal 2000 quando è partito il programma Millennium Development Goals (Mdgs), che si era posto come obiettivo di fermare la diffusione di queste malattie infettive entro il 2015. Il merito però di questi risultati è anche delle terapie introdotte negli anni contro l’Hiv: i farmaci antiretrovirali, la prevenzione della trasmissione madre-figlio e la profilassi. Oggi i sieropositivi possono convivere con la malattia mentre prima erano destinati a sopravvivere per pochi anni. Sono 20 mln gli anni di vita salvati grazie a questi programmi sanitari. Secondo Christopher Murray, autore della ricerca, “l’investimento globale nelle terapie anti Hiv sta salvando molte vite. Ma la qualità dei programmi antiretrovirali è molto eterogenea. Serve per ridurre ulteriormente i decessi correlati all’Hiv – sottolinea – che i Governi imparino dai programmi migliori e smettano di seguire quelli peggiori”. Nella lotta alle malattie infettive, ricercatori hanno scoperto che è necessario un maggiore accesso alle cure. Globalmente infatti, nel 2013, sono state registrate quasi 30 milioni di persone che vivono con l’Hiv; 1,8 mln di nuove infezioni, e 1,3 mln di decessi. Al culmine dell’epidemia nel 2005, l’Hiv ha causato 1,7 milioni di decessi. L’incidenza globale del virsu ha raggiunto il picco nel 1997 con 2,8 milioni di nuove infezioni per poi scendere ogni anno del 2,7%. Preoccupa – avverte lo studio – la situazione delle Filippine dove la situazione dei nuovi casi e dei decessi è ancora grave. Mentre in America latina (Perù, Venezuela e Colombia) i decessi sono stati ridotti di oltre il 66% nel 2010. Nel 2013 – sottolinea la ricerca – ci sono stati 7,5 milioni di nuovi casi di tubercolosi e la malattia ha causato 1,4 milioni di morti in tutto il mondo. Ma in Asia tra il 2000 e il 2013 sono stati fatti anche enormi progressi nella lotta alla Tbc , e questo ha portato ad un diminuzione dei tassi di mortalità del 4,2% ogni anno. In Africa sub-sahariana rimangono però Paesi con i percentuali di decessi ancora elevate: Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Zambia e Mozambico. Nel mondo i casi di malaria e i decessi collegati sono cresciuti rapidamente dal 1990, raggiungendo un picco di 232 milioni nel 2003 e 1,2 milioni di morti nel 2004. Come con l’Hiv, l’onere maggiore si concentra nell’Africa sub-sahariana (Nigeria, Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e India. Questi Paesi riuniscono circa la metà di tutte le vittime della malaria nel 2013. Dal 2004, però, nell’Africa sub-sahariana i decessi tra i bambini colpiti da malaria sono diminuiti del 31,5%. Dal 2000, la stragrande maggioranza dei Paesi, compresi quelli dell’Africa sub-sahariana, hanno visto un calo dei tassi di mortalità standardizzati per età. Al di fuori dell’Africa, inoltre, la malaria fa meno paura: è in costante calo dal 1990. Tranne che in Yemen, India, Myanmar e Papua Nuova Guinea, dove i tassi di mortalità per questa malattia infettiva sono ancora di oltre il 7,5 per 100 mila abitanti. Al contrario, alcuni Paesi del Sud-Est asiatico (Thailandia e Malaysia) hanno raggiunto tassi di mortalità molto bassi. “Notevoli progressi sono stati compiuti nel ridurre le morti e le infezioni dovute alla malaria – afferma Corine Karema, ministro della Salute del Rwanda e coautrice della ricerca – ma abbiamo bisogno di maggiori successi. La malaria è notoriamente difficile da diagnosticare in tempi brevi e da trattare tempestivamente con farmaci efficaci. Ma – conclude – parte della strategia della lotta contro questa malattie infettiva è quella di investire nella raccolta di dati migliori attraverso un sistema di sorveglianza efficiente”.

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