Medicina: tumori, nuovo studio sul ‘guardiano del genoma’

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tumori del sangueE’ soprannominato il ‘guardiano del genoma’: la proteina ‘p35’ regola il ciclo cellulare e ricopre la funzione di soppressore tumorale. La sua funzione è infatti particolarmente importante per sopprimere sul nascere i tumori. Ora lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Oncotarget’ e coordinato Maddalena Barba, ricercatrice della divisione di Oncologia medica B dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, apre nuove prospettive terapeutiche. “Abbiamo riscontrato – spiega Barba – le evidenze sul ruolo dell’oncosoppressore p53, che potrebbero contribuire ad una più dettagliata definizione della popolazione bersaglio ed aiutare nell’interpretazione dei risultati ottenuti in seguito ad interventi basati sulla somministrazione del trastuzumab”. “Inoltre – avverte l’oncologa – i risultati della ricerca potrebbero guidare le decisioni sulla somministrazione di farmaci e sugli stili di vita che agiscono sul metabolismo del glucosio”. Dell’oncosoppressore ‘p53’ si sa molto, ma non tutto. Ha un ruolo fondamentale nel decidere se una cellula in procinto di dividersi debba essere fermata o addirittura indotta a suicidarsi perché il suo Dna è danneggiato. Lo studio vede coinvolti diversi centri di ricerca italiani e americani. “I progressi realizzati nell’ambito della ricerca applicata al cancro mammario hanno consentito la definizione di caratteri molecolari che rappresentano il bersaglio di terapie innovative sempre più efficaci, note come terapie intelligenti – afferma Antonio Giordano, tra gli autori della ricerca e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine Temple University di Philadelphia – il trastuzumab ha rivoluzionato il trattamento delle pazienti positive all’Her2 (un carcinoma mammario molto aggressivo). Allo stesso tempo, abbiamo aumentato le conoscenze sul ruolo di fattori legati al metabolismo del glucosio nello sviluppo di numerosi tumori, incluso il cancro mammario”. ”Se confermati da studi successivi condotti in pazienti con caratteristiche sovrapponibili – conclude Giordano – è possibile che opportune modifiche dello stile di vita o la somministrazione di uno o più farmaci diretti contro il metabolismo del glucosio in donne trattate con trastuzumab, possano tradursi in un aumento dell’efficacia terapeutica e incremento della sopravvivenza”.

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