Partiamo oggi alla scoperta di una meraviglia che sorge nel bel mezzo delle montagne del Caucaso, nel cuore dell’Azerbaijan, a soli 64 km dalla capitale Baku: il parco nazionale del Gobustan, istituito nel 1966 e divenuto, nel 2007, patrimonio dell’umanità UNESCO. In questo sito tuttavia molteplici sono le particolarità che rendono questo luogo unico al mondo, a partire dalla presenza di vulcani non di lava, ma di fango appiccicoso! Ma andiamo a vedere di cosa si tratta approfonditamente.
Innanzitutto va ricordato come il suolo di questo parco sia prevalentemente caratterizzato dalla presenza di numerosissimi e spesso molto profondi burroni (gobu in azero, dai quali peraltro viene la denominazione del parco stesso), e da grotte, nelle quali sorgono delle bellissime incisioni rupestri la cui datazione parte da circa 40000 anni fa, e che furono frequentate sino al Medioevo. Decine di migliaia di anni fa il clima del parco era di certo molto diverso da quello attuale, ed al suo interno si era instaurata una sorta di piccola savana, con una conseguente ricca fauna, caratterizzata in particolar modo da tori e cavalli selvaggi, asini, capre, cervi, cinghiali selvaggi, gazzelle, leoni, lupi, gatti selvaggi e leopardi; tuttavia, di questo ricco patrimonio faunistico resta quest’oggi ben poco: volpi, sciacalli, lupi, galline selvagge, piccioni selvaggi ed allodole, serpenti e lucertole.
A causa di questo clima attualmente in prevalenza desertico poi, la flora è caratterizzata dalla presenza di piante come le erbe effemeridi, l’assenzio romano, le rose selvatiche, il cerry nano, o ancora caprifogli, ginepri, peri, fichi o anche melograni selvaggi. Ma torniamo a parlare per un momento della grande particolarità di questo parco: i vulcani di fango.
Tali eruzioni si manifestano per mezzo di rumori simili a cigolii o gorgoglii, successivamente ai quali avviene l’eruzione vera e propria, fredda, che fa da contrappeso con la calura asfissiante caratteristica di questa regione; tutto ciò è peraltro connesso alla presenza di immense riserve di olio nel sottosuolo azerbaigiano, cosa che comporta anche che la gran parte di questi tipi di grandi vulcani sorga qui (circa 400).
Parliamo ora invece dell’altra caratteristica cardine di questo parco: le incisioni rupestri. Esse sono prevalentemente datate al Paleolitico ed alle ere glaciali, ed è stata registrata la presenza di circa 3500 raffigurazioni in ben 750 rocce; sono poi in gran parte immagini di vita quotidiana, e dunque di caccia, pesca, ed anche, conseguentemente, vere e proprie dimostrazioni di quanto allora il clima della zona fosse differente da adesso, a causa anche della presenza di molti animali ora invece assenti. Le più antiche incisioni sono quelle che sorgono nelle colline Jinghirdag Moutain-Yazylytepe e nei monti Kichikdash; il sito più visitato poi, Boyukdash, ha subito molti disturbi dovuti prevalentemente all’installazione, nel passato, di una cava di pietra e di una prigione.
Altra particolare attrazione all’interno del parco è Gaval Dash, una “gemma musicale”, una particolare pietra cioè che, se colpita in particolari punti con pietruzze, emette un suono simile ad un tamburo. Poco conosciuto, questo sito costituirebbe una preziosa risorsa per una piccola nazione come l’Azerbaijan, ma non viene sfruttato come dovrebbe; arrivarci, poi, è anche molto difficile, a causa anche del fatto che le escursioni per raggiungerlo sono molto rare.