Frutto della collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea (Esa) e la giapponese Jaxa, il satellite sta terminando i test funzionali negli stabilimenti della Thales Alenia Space di Torino che, con Airbus industries, coordina un gruppo di oltre 35 aziende coinvolte nel progetto. La sonda sarà poi trasferita all’Estec di Noordwijk, in Olanda, in vista del lancio previsto per il 2016.
“E’ una missione estrema – ha spiegato Thomas Passvogel, capo del dipartimento progetti di Esa – quando voli così vicino al Sole devi fare i conti con temperature superiori ai 300 gradi e livelli di radiazione 10 volte superiori a quelli terrestri.
Quindi è importante che gli strumenti siano schermati per bene”.
“Bepi Colombo”, è composto da 3 moduli interconnessi: l’apparato propulsivo (MTM), il modulo orbitale (Mercury planetary orbiter – Mpo) e il Mercury magnetospheric orbiter (MMO) per l’osservazione della maghetosfera. Il viaggio verso il pianeta durerà circa 7 anni, con la prima immissione nell’orbita bassa di Mercurio nel 2024 per rimanerci almeno un anno, se non due, allo scopo di studiare in dattaglio il pianeta e la sua atmosfera per capire le dinamiche di un ciorpo celeste che orbita vicino alla sua stella e applicare il modello allo studio dei cosiddetti “Esopianeti”, ovvero quelli al di fuori del nostrio sistema solare.
Il satellite prende il nome dello scienziato italiano Giuseppe Colombo che per primo scoprì il rapporto tra i moti di rotazione e rivoluzione di Mercurio. E italiana è anche buona parte della tecnologia a bordo grazie al contributo dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) che ha sviluppato 4 degli 11 esperimenti scientifici della sonda.
“Il contributo dell’Asi alla missione su Mercurio del satellite europeo – ha continuato Battiston – riguarda soprattutto lo sviluppo e il finanziamento di 4 degli 11 strumenti che la sonda porta a bordo e che permettono di realizzare una serie di esperimenti, sia nel settore delle immagini della superficie del pianeta, della comunicazione via radio per studiare i fenomeni della relatività generale e, in generale, dell’analisi, dell’atmosfera che circonda il pianeta. Sono tutti parametri fondamentali che, uniti agli altri strumenti, permetteranno di capire con un dettaglio mai visto finora le proprietà di questo pianeta che è uno dei più difficili da studiare dell’intero Sistema solare”.
Gli strumenti italiani a bordo del “Bepi Colombo” sono il Simbio-Sys per l’osservazione della superficie di Mercurio, l’accelerometro Isa, l’esperimento di radioscienza More, sviluppato dall’università la Sapienza di Roma in collaborazione con il Jpl della Nasa e infine l’esperimento per lo studio delle particelle, Serena.
“La nascita in Italia del ‘Bepi Colombo’ – ha aggiunto Luigi Maria Quaglino, responsabile degli stabilimenti Thales di Torino – è una ennesima conferma di quella che è la nostra storia e la nostra capacità nei programmi scientifici. Una carta di credito per il futuro perché dimostra che siamo sempre leader in Europa e nel mondo nel campo dei programmi scientifici”.
Lo studio di Mercurio è considerato fondamentale per comprendere le condizioni limite favorevoli alla nascita e allo sviluppo della vita nell’Universo.