La tartaruga marina torna a nidificare lungo le coste meridionali della Sicilia, “a conferma dell’importanza di quest’area costiera per la riproduzione della Caretta caretta”. Ne dà notizia il Wwf, sottolineando che i volontari, durante il loro monitoraggio quotidiano, ”hanno visto le tracce inequivocabili sulla spiaggia di Caparrina, a pochi passi da Menfi (Agrigento)”. ”Non è la prima volta che viene segnalata una nidificazione in questo tratto: l’ultimo 3 anni fa che venne seguito fino alla nascita dei tartarughini. Il presidio dei volontari -rileva il sito dell’associazione ambientalista- consente di svelare una parte delle nidificazioni che potrebbero verificarsi anche in altre parti della costa. Proprio in questi giorni stanno partendo i campi di volontariato Wwf per le tartarughe marine nella vicina Oasi di Torre Salsa, a Siculiana, e in Calabria nella costa reggina meridionale, a Palizzi”.
Il nido di Menfi è stato già messo in sicurezza dal Wwf “grazie ad una piccola recinzione di protezione, soprattutto contro eventuali predatori che potrebbero scavare e distruggere le preziose uova. Il nido verrà presidiato dai volontari per consentire la completa incubazione e schiusa che dovrebbe avvenire circa a fine agosto”. Per questo motivo il personale dell’Oasi Wwf di Torre Salsa ”ha inviato una comunicazione ufficiale alla Guardia costiera e alla Ripartizione faunistico venatoria di Agrigento con la richiesta di poter occupare quel tratto di spiaggia per le sole attività di controllo”. La tartaruga marina, sottolinea il Wwf, ”è tra i tesori più preziosi del nostro mare. Delle 7 specie di questo rettile marino che vivono nei mari di tutto il mondo, la Caretta caretta, la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) frequentano anche il Mediterraneo, che ogni anno ospita almeno 7.200 nidi”.
Sulle spiagge italiane si contano circa 30-40 nidi di Caretta caretta ogni anno, concentrati in Calabria e Sicilia. “Ma oggi tutte e sette le specie sono considerate a rischio estinzione e la causa principale è l’impatto con le attività umane, a partire dalla pesca accidentale. In tutto il Mediterraneo si stima che ogni anno più di 130.000 tartarughe vengano catturate accidentalmente negli attrezzi da pesca, di cui oltre 40.000 non sopravvivono. Mentre in Italia la pesca accidentale colpisce più di 20.000 esemplari all’anno”. A queste, rilevano dal Wwf, ”vanno aggiunte le migliaia di tartarughe che ingoiano sacchetti di plastica scambiandoli per meduse, che vengono colpite dalle imbarcazioni mentre galleggiano per scaldarsi al sole, i piccoli appena nati che finiscono sulle strade disorientati dalle luci artificiali di coste sempre più urbanizzate, i nidi distrutti dai mezzi meccanici utilizzati per la pulizia delle spiagge e da un’attività turistica incontrollata”.