L’estate 2014, nel suo complesso, ha presentato, in falsa riga, lo stesso identico pattern atmosferico già visto nelle terribili estati del 2010 e del 2012, contraddistinto da un significativo rallentamento del ramo principale del “getto polare”, alle medie e alte latitudini. Questo rallentamento del “getto polare” ha determinato lo sviluppo di “forcing” troposferici, in grado di bloccare la circolazione atmosferica alle alte quote costruendo possenti anticicloni di blocco, distesi lungo i meridiani, responsabili delle eccezionali ondate di calore che nelle ultime settimane si sono abbattute su vaste aree della Siberia centro-occidentale, cosi come sull’estremo est dell’Asia, fra Cina, penisola di Corea e Giappone, e in Scandinavia. L’unica nota positiva arriva dal mar Glaciale Artico, dove la tenuta della banchisa, fra il mar di Beaufort e l’Arcipelago Artico canadese, sta garantendo un ottimo effetto “Albedo”. Questo effetto “Albedo” staraffreddando l’aria in un’ampia area dell’Artico canadese, mentre dall’altra parte, sull’Arcipelago Artico russo, avviene proprio l’esatto contrario, visto le continue avvezioni di aria calda che risalgono dall’area siberiana centro-occidentale. La presenza di questo nucleo di aria molto fredda sta continuando a rinvigorire la figura del vortice polare troposferico, che presenta già un ottima forma fra le coste della Groenlandia settentrionale e l’arcipelago dell’Artico canadese, dove sono in atto le prime deboli nevicate a livello del mare.
Non per caso, in queste ultime settimane, sopra la regione artica, si sono riscontrate delle anomalie termiche negative, in netto contrasto con le temperature decisamente sopra le media su gran parte del territorio circostante, fra Eurasia e Artico canadese, dove si è assistito ad un rapido scioglimento della neve nelle aree continentali, al di sopra del Circolo polare artico, come avviene sempre più spesso negli ultimi anni. L’andamento della temperatura sulla regione artica è stata associata a valori del campo barico, a livello del mare, insolitamente bassi, centrati vicino al Polo Nord geografico. La presenza di frequenti e persistenti circolazioni cicloniche attorno il mar Glaciale Artico centrale, legate all’attività del vortice polare, sovente tende a rallentare il ritiro estivo dei ghiacci marini. Non solo perché favorisce condizioni di freddo, con temperature dell’aria negative, ma anche perché i venti a rotazione ciclonica che soffiano attorno al Polo Nord impediscono una dispersione dei blocchi di ghiaccio marino al di fuori dell’area artica, mantenendoli attorno la parte centrale della Calotta Polare, li dove hanno maggiori probabilità di resistenza all’ininterrotto soleggia mento che caratterizza l’estate. Il precoce raffreddamento sul mar Glaciale Artico si è concretizzato ancor di più negli ultimi giorni, quando un nocciolo di aria molto fredda, a tutte le quote, si è riversato verso l’Artico canadese e la Groenlandia settentrionale, riportando nuove nevicate sulle isole attorno Baffin e le coste della Groenlandia settentrionale. Nei prossimi giorni il freddo e le nevicate continueranno ad interessare le isole che costeggiano l’Artico canadese ed il nord della Groenlandia, dove le temperature rimarranno ben al di sotto delle medie stagionali. Ma occorre ricordare come il raffreddamento interessi solo una parte del mar Glaciale Artico, quella compresa fra gli arcipelaghi dell’Artico canadese e la Groenlandia. Sul resto dell’Artico, purtroppo, permangono ancora pesanti anomalie termiche positive, specie in prossimità dell’Artico russo, fra mar di Kara e mar di Laptev, dove i ghiacci marini continuano a sciogliersi, in modo anche repentino.
Qui la tenuta del ghiaccio marino mostra chiari segnali di debolezza, date le altissime temperature dell’aria, tanto da favorire, per l’ennesima estate di fila, l’apertura di un ampio tratto di acque libere e navigabili davanti la costa siberiana, attorno le principali isole dell’Artico russo, ormai completamente spoglie di neve. Ed in modo particolare attorno la Terra di Francesco Giuseppe e isole limitrofe, dove le alte temperature degli ultimi giorni hanno favorito l’apertura di un ampio tratto di acque libere e perfettamente navigabili, e per questo ancora più vulnerabili al riscaldamento. L’apertura di questo tratto di acque libere sta anche rendendo queste isolette dell’Artico russo più esposte al fenomeno dell’erosione, indotto proprio dal rinvigorimento del moto ondoso, prodotto dai sostenuti venti dai quadranti meridionali che da settimane dominano su buona parte dell’Artico russo.