Un capitolo del libro è dedicato proprio alle testimonianze dei pazienti. La necessità di affrontare la malattia senza nascondersi, con coraggio, nell’esperienza di Nicola Pietrangeli, il più forte tennista italiano di tutti i tempi. “La mia partita contro il cancro al colon è iniziata nel 1996 – afferma Pietrangeli -. Ed è stata vincente. Anche se non avrei mai pensato di poter soffrire di una malattia del genere. Soprattutto dopo una vita passata sui campi da gioco, allenandomi ogni giorno. Ero, in sostanza, ‘il ritratto della salute’. Il mio segreto fu quello di affrontare il tumore con il mio solito modo allegro di vivere, senza timore e senza nascondermi. A partire dalla parola: io dico ‘cancro’, perché non ho paura di chiamarlo con il suo vero nome. Purtroppo, ancora oggi si tende a etichettarlo come ‘male incurabile’: sono una delle tante testimonianze che vanno proprio nella direzione opposta, così come molte altre persone che conosco. Ovviamente, un’esperienza del genere non la auguro a nessuno. Ma, se dovesse succedere, è importante affrontarla di petto. Se dovessi consigliare qualcuno, direi di fare affidamento sulla forza di volontà e sulla determinazione, perché sono aspetti fondamentali. Piangersi addosso è inutile, soprattutto nei momenti peggiori. Ormai sono passati quasi due decenni dalla diagnosi, ma io sono tornato alla vita di tutti i giorni già da molto tempo. In qualche senso, è come rinascere”. Il valore della prevenzione nelle parole di Roberto Gervaso, giornalista e scrittore. “Disponiamo di test efficaci, molti sono gratuiti: sarebbe da sciocchi non effettuarli – sottolinea Gervaso -. Sono trascorsi quattordici anni da quando mi diagnosticarono il tumore alla prostata. Una persona che vive per tutto questo tempo dopo un cancro, non può far altro che smentire quelle affermazioni, frutto dell’ignoranza, che etichettano le neoplasie come ‘male incurabile’. Conosco persone che sono incappate nella mia situazione anche trent’anni fa, ma sono poi venute a mancare per ben altre cause. Ho reagito alla diagnosi come se avessi avuto una polmonite o un altro malanno comune. Sapevo che mi sarei dovuto sottoporre a certi trattamenti, alcuni impegnativi, ma, senza scoraggiarmi, ho indossato i panni del paziente. Anche perché il prezzo da pagare, in caso contrario, sarebbe stato ben più alto. L’esperienza con la malattia mi ha fatto capire ancora meglio di quale straordinario patrimonio disponiamo: il nostro Servizio Sanitario. Malgrado le difficoltà, si mantiene su livelli eccellenti”. La possibilità di convivere con la malattia nella testimonianza di Elisabetta Iannelli, che è anche vice presidente dell’Associazione Italiana Malati di Cancro (AIMaC). “Avevo 24 anni e stavo completando i miei studi di giurisprudenza all’Università quando ho scoperto di avere il cancro al seno – conclude Iannelli -. Dopo un iniziale momento di sconforto, ho dovuto reagire. Il motto è diventato: ‘Il cancro ha cambiato la mia vita, io cambierò la vita con il cancro’. E su questo obiettivo ho deciso di concentrare tutte le mie energie. La malattia ti fa scoprire risorse che mai avresti creduto di avere. La ricerca ha reso disponibili trattamenti sempre più efficaci e mirati al bersaglio e nel mio caso, probabilmente, sono stati gli anticorpi monoclonali a fare la differenza. Il tumore deve incutere meno paura perché, anche quando non è possibile guarire definitivamente, in molti casi la malattia può essere tenuta sotto controllo diventando una patologia cronica. Da oltre venti anni vivo con questo scomodo ‘compagno di viaggio’”.
Tumori: in quarant’anni raddoppiate le guarigioni
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