Lo studio in questione, di prossima pubblicazione sulla rivista “Personal Relationships”, e presto tradotto anche in un libro, è stato condotto per verificare l’impatto sul social network del fenomeno relfie. A differenza del più noto selfie, il relfie (relationship + selfie) è una foto scattata da due coniugi o fidanzati. Magari al mare, in vacanza, o semplicemente sul divano di casa.
I ricercatori hanno dunque intervistato oltre 200 utenti iscritti su Facebook, ottenendo anche l’accesso ai loro account, per verificare se e quando venivano inseriti i relfie. Inoltre sono stati creati profili fittizi con aggiunta di foto di coppia, per verificare la reazione negli amici. Nell’esperimento sono state coinvolte poi altre 100 persone che hanno manifestato all’inizio simpatia per chi pubblicava relfie, ma poi, a lungo andare, il sentimento si è trasformato in fastidio. Pubblicare troppe foto che ci ritraggono felici e ostentare sempre i propri buoni risultati può essere un boomerang.
Mostrarsi sempre felici sulla piazza virtuale di Facebook, in definitiva, viene interpretato come un sintomo di insincerità, perché non è possibile essere sempre felici. E così si tende ad ‘oscurare’ l’amico fastidioso, non seguendolo più.