Sono oltre 300 le verdissime isole che formano l’arcipelago di Palau, situato nell’angolo sud-occidentale della Micronesia, tra le Filippine e le turchesi e cristalline acque dell’Oceano Pacifico, appena a nord delll’equatore; posti in cui tutto è talmente spettacolare da sembrare irreale; meravigliosi come solo Madre Natura sa fare, in cui la realtà supera la fantasia. Le prime popolazioni umane, probabilmente provenienti da Indonesia, Nuova Guinea e Polinesia, si installarono su queste isole intorno al 1000 a. C. , sviluppando una cultura unica, producendo incisioni dipinte, manufatti lignei istoriati e delicati articoli in tessuto.
Fu solo nel 1783 che si ebbe il primo contatto con gli europei, quando il capitano Henry Wilson, del vascello inglese Antelope, naufragò sull’isola di Ulong, i cui abitanti lo aiutarono a riparare la nave e a far ritorno in patria. Dopo la Seconda Guerra mondiale le isole furono occupate dagli Stati Uniti, che le hanno amministrate per conto dell’ONu fino al 1980, anno in cui la popolazione indigena ha promosso la costituzione che dal 1994 governa una nazione indipendente: la Repubblica delle Isole Palau, attualmente divisa in 16 stati con capitale Koror ed estesa su 487 km quadrati di territorio. Si tratta di uno stato sovrano che sta sviluppando un’economia agricola, sostenuta parallelamente dallo sviluppo dell’industria turistica.
L’isola più grande dell’arcipelago è Babeldaob, in cui è d’obbligo il bagno alle cascate di Ngardmau e riscoprire l’antica cultura dei Palauani, testimoniata, per esempio, dai Bai, con i loro bellissimi storyboard, il più bel souvenir delle isole. Qui le tradizioni sono ancora preservate da alcuni giovani che hanno raccolto l’eredità artistica dei padri, riproducendo perfettamente le antiche decorazioni intagliate sulle facciate delle “Case degli uomini” e se si è particolarmente fortunati, si può anche assistere ad una cerimonia in costumi locali per la “Nascita del primo figlio” che vede la donna, la madre, come protagonista assoluta. Per comprendere affondo la storia e l’antica cultura di Palau, merita di essere visitato il museo Etpison, a Koror, isola più importante dell’arcipelago; che può offrire svago anche dopo l’attività subacquea. La seconda isola più grande dell’arcipelago, la più meridionale, è Peliliu che, dopo Pearl Harbor, è stata un acceso campo di battaglia fra Americani e Giapponesi e ci sono ancora pezzi di artiglieria sulle spiagge, nelle foreste e un museo interamente dedicato. Sull’isola, per lo più disabiltata, c’e’ un solo resort degno di nota, il Dolphin Bay, perfettamente integrato, seppur con la sua semplicità, con l’aspetto selvaggio dell’isola. Infine, l’isola di Carp con il suo Carp Island Resort, altrettamento ben integrato nell’ambiente, a pochi minuti dai più famosi punti d’immersione dell’arcipelago come il Blue Corner ed il Blue Holes.
Palau, che è consigliabile visitare nel periodo compreso tra ottobre ed aprile, con i suoi oltre 50 i punti d’immersione, offre i fondali più belli del Pacifico, oltre ad ottime possibilità di praticare lo snorkelling, e si resta sbalorditi di fronte alle gigantesche dimensioni dei coralli e delle madrepore, oltre che dei coralli molli, aggrappati alle pareti verticali, simili a grandi alberi colorati nella foresta di un mondo alla rovescia. A ciò si aggiunge una grande quantità di relitti navali giapponesi, colati a picco durante la Seconda Guerra Mondiale. Rinomata è l’immersione a Jellyfish Lake, dove vivono migliaia di meduse che non sono urticanti in questo luogo poiché, non avendo nemici in queste acque, hanno perso tutte le loro difese naturali. La superficie delle sue isole è invece una giungla, a tratti impenetrabile, che sembra galleggiare sulle verdi acque dell’Oceano. La visione più incantevole di Palau appare dall’aereo , poco prima dell’atterraggio, col verde smeraldo della foresta fittissima che copre ogni centimetro quadrato di qualsiasi terra affiorante, risplendendo sulle acque azzurro e blu opalescente.