Almeno il 12% in meno di uva per la vendemmia 2014, ma il danno potrebbe aumentare in quantità e qualità se il tempo non migliora e non si stabilizza sul sereno. Questo l’allarme lanciato dagli esperti della Fondazione Edmund Mach (Fem) di San Michele all’Adige, il più importante centro di ricerca scientifica, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese dell’enologia italiana. Il maltempo continuo da giugno fino ad adesso ha infatti compromesso parte dell’uva e “i 40-45 giorni che ancora ci separano dalla fine della vendemmia saranno fondamentali dal punto di vista del raccolto e della qualità del vino”, spiega a Labitalia Maurizio Bottura, responsabile Unità Viticoltura della Fondazione Fem. “I problemi che già ci sono nei filari -prosegue Bottura- sono principalmente due: la botrite e il marciume acido. La prima è una malattia di tipo fungino il cui sviluppo è stato favorito dalle piogge che da metà giugno hanno colpito un po’ ovunque. La seconda è una conseguenza della botrite, caratterizzata da batteri su cui si insedia la drosophila melanogaster”. “In prossimità della vendemmia -aggiunge l’esperto- poi, aumentando la quantità zuccherina della bacca e calando l’acidità, ci creano condizioni ancora più favorevoli alle malattie”. Anche perché, dice Bottura “ci sono sui vitigni grappoli con acini turgidi e soggetti a possibili rotture dove si insedia la botrite e si formano ossidi nocivi”. “Bisogna fare una cernita e buttare a terra l’uva attaccata dal fungo”, avverte l’esperto della Fondazione, nata per continuare gli scopi e l’attività dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, fondato dalla dieta di Innsbruck nel 1874. Il calo del raccolto previsto (per ora) dalla Fem attorno al 12% rispetto al 2013, dice Bottura “va comparato però con un raccolto, quello dell’anno scorso, che è stato di portata molto molto positiva.Quindi si può dire che, per ora, se la situazione rimane così potremmo rientrare almeno per la quantità nella media”. In effetti la vendemmia 2013 ci racconta di una produzione complessiva tra i 47 e i 48 milioni di ettolitri di vino, che significa, in termini percentuali, un +15% sulla raccolta 2012, una delle più scarse degli ultimi anni (dati Assoenologi, l’associazione enologi ed enotecnici italiani). Anche dal punto di vista qualitativo, si deciderà tutto nelle prossime settimane. “Per ora -dice Bottura- a soffrire di più sono le varietà più precoci, come il pinot grigio e lo chardonnay. Mentre stanno soffrendo di meno le varietà poste in altitudine come il muller thurgau o a bacca rossa come il cabernet o il merlot”.