Per questo, il ‘numeretto’ che troviamo oggi sulle confezioni deve indicare il fattore di protezione nei confronti dei raggi Uvb, ma anche quello contro i raggi Uva, che di solito è almeno un terzo. Il filtro solare, dunque, deve essere bilanciato”. Altro elemento molto importante è la quantità di crema da spalmare: “Bisogna tenere conto – evidenzia Monfrecola – che il fattore protettivo è stato determinato in laboratorio con una tecnica standard, cioè applicando 2 mg per centimetro quadro di pelle. Una quantità davvero molto abbondante. In realtà ne mettiamo molto di meno e questo fa diventare quel numeretto meno della metà. Ecco perché ora le indicazioni delle autorità regolatorie sono di non ‘dare i numeri’, ma di evidenziare un ‘range’ di protezione: molto alta, alta, media e bassa. Tenendo sempre conto che, quando il fattore di protezione è inferiore a 6, non viene più considerato un filtro solare”. “Applicare quindi la crema con generosità – conclude l’esperto – dappertutto e anche nelle zone ‘nascoste’ come orecchie, lati del collo, retro delle gambe, mani. Riapplicarla dopo ogni bagno o sfregamento sull’asciugamano. E tenere conto che, rispettivamente, sono più persistenti i solari in crema, latte, gel, spray e stick”. Sì agli integratori di vitamine “solo se con l’alimentazione non introduciamo abbastanza” e, anche in questa estate anomala e fresca, “non esporsi dalle 12 alle 16”.
Salute: pazza estate e boom di scottature. I consigli del dermatologo
MeteoWeb