Lo studio ha analizzato i dati genetici provenienti da 154 famiglie con mutazione del gene PALB2, identificate da 14 gruppi di ricerca provenienti da otto Paesi (Australia, Belgio, Canada, Finlandia, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Stati Uniti). I nuclei familiari coinvolti erano negativi alle mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 e dovevano aver registrato almeno un caso di tumore al seno al proprio interno. Cio’ ha permesso di garantire la relazione causale tra la mutazione PALB2 e la neoplasia. Attraverso la loro osservazione i ricercatori hanno potuto individuare il rischio per diverse fasce d’eta’: tra i 40 e i 60 anni sei-otto volte maggiore rispetto al resto della popolazione e sopra i 60 anni cinque volte superiore. E’ stato definito anche il peso della storia familiare: infatti, chi ha la mutazione e proviene da famiglie che non hanno mai avuto casi di tumore al seno ha a 70 anni un rischio del 33%; mentre chi appartiene a nuclei familiari con piu’ casi e esordio della patologia in eta’ precoce ha un rischio aumentato al 58%. Utilizzando lo stesso approccio, e’ stato valutato che il rischio di cancro dell’ovaio e’ 2,3 volte superiore per chi ha la mutazione del gene PALB2 e che tra gli uomini con questa alterazione genetica il rischio di tumore del seno e’ 8,3 volte superiore. In Italia si riscontrano circa 40mila nuovi casi di tumore alla mammella ogni anno e una donna su otto rischia di ammalarsi nel corso della vita. Negli ultimi anni si e’ registrato un aumento dell’incidenza con picchi nelle donne fra 35 e i 50 anni e nelle ultrasettantenni. Oggi, piu’ dell’80% delle pazienti trattate in modo corretto guarisce. Un alto consumo di verdura diminuisce del 18% il rischio che aumenta invece del 14% con un elevato consumo di grassi saturi.
Salute: scoperta una variante genetica che aumenta il rischio del tumore al seno
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