Dopo un inizio di stagione degli uragani piuttosto fiacca, a seguito delle costanti espulsioni dal Sahara occidentale di vaste scie di aria secca sub-tropicale continentale che hanno inibito la convenzione su tutto l’Atlantico tropicale, nei prossimi giorni e settimane la circolazione atmosferica sopra l’Atlantico tropicale potrebbe divenire adatta per la formazione di numerosi sistemi tropicali organizzati (“tropical waves” dall’Africa occidentale inserite nell’”Easterly Jet” che evidenziano la stretta correlazione con l’andamento del monsone africano), pronti ad evolvere in intense tempeste tropicali o anche uragani, fino alla 1^ e alla 2^ categoria. L’elevato posizionamento del “fronte di convergenza intertropicale”, meglio noto con la sigla “ITCZ”, ha originato un rapido indebolimento del flusso legato all’Aliseo di NE, rafforzando al contempo l’Aliseo di SE, che si è spinto al di là dell’equatore geografico, piegando più da S-SO e SO attorno gli 8° 10° di latitudine nord, con la creazione di estese aree di convergenza venti nei bassi strati, molto adatte per l’insorgenza di aree di disturbo.
Lo spostamento verso nord dell’”ITCZ” sul fronte africano occidentale, sull’Atlantico tropicale, a causa del particolare dislocamento del baricentro degli anticicloni sub-tropicali permanenti, l’Aliseo di SE raggiungeva le sue massime intensità sopra l’Atlantico meridionale tropicale, spirando con notevole forza in pieno oceano. Il sostenuto flusso dell’Aliseo di SE, alimentato dalla massima elevazione annua dell’”ITCZ”, è riuscito a oltrepassare la linea dell’equatore geografico, in mezzo all’Atlantico, sconfinando fino all’emisfero boreale, all’altezza dei 10°-11° di latitudine nord (localmente anche più a nord). Una parte del flusso legato all’Aliseo di SE dell’Atlantico meridionale invece ha risalito il tratto di oceano a largo delle coste dell’Africa occidentale, tra la costa namibiana e quella dell’Angola, per poi raggiungere l’area del Congo, il Gabon e il golfo di Guinea, iniziando a piegare verso destra e trasformandosi in una ventilazione più da S-SO o SO, definita proprio con il termine di “Monsone di Guinea”. Difatti il “Monsone di Guinea” altro non è che l’Aliseo di SE che giunto in prossimità del golfo di Guinea e delle coste dell’Africa occidentale viene deviato verso destra, da S-SO o SO, a causa della presenza di una profonda depressione termica che a seconda delle stagioni si sposta tra l‘Africa centrale e la fascia del Sahel.
Durante il periodo estivo (estate boreale), quando sul Sahel si raggiungono i massimi picchi di insolazione con il sole allo “Zenit”, sul Sahel occidentale (tra Niger, Mali e sud della Mauritania) l’intensa calura che si accumulava ha agevolato la formazione di una ampia depressione termica al suolo che richiamava l’umida ventilazione del “Monsone di Guinea” fino ai confini più meridionale della grande regione desertica del Sahara. L’aria più umida e temperata di origine oceanica che risaliva dal golfo di Guinea, scontrandosi con quella molto più calda e secca preesistente sopra le vaste distese semi-desertiche dell’area sub-sahariana, ha portato con se acquazzoni e forti temporali che interessano soprattutto la Guinea, il Burkina Faso, la Nigeria centrale, il sud del Ciad, il South Sudan e il Sudan più meridionale. In questo periodo il notevole rinforzo dell’Aliseo di SE ha rinvigorito, di conseguenza, la circolazione monsonica di Guinea, che penetrando nel cuore dell’Africa centro-settentrionale è riuscita a portare piogge preziose per le popolazioni che vivono nei paesi dell’Africa sub-sahariana, la cui economia si basa principalmente sull’agricoltura e l’allevamento.
In più il teso Aliseo di SE ha agitato sensibilmente buona parte dell’Atlantico tropicale meridionale che si presenta agitato a largo, con onde di “mare vivo” che raggiungono anche i 3 metri di altezza nel tratto di oceano davanti le coste della Namibia e dell’Angola, mentre le onde più lunghe si sono propagate alle coste che si affacciano al golfo di Guinea. Mentre l’Aliseo di SE ha toccato la sua massima intensità sull’Atlantico meridionale, avvertendosi fino ai 10°-11° di latitudine nord, l’Aliseo di NE invece si è ridimensionato davanti le coste dell’Africa occidentale. Ciò ha favorito lo sviluppo di una fascia di “Calme equatoriali” in pieno Atlantico, fra le coste africane e quelle della Guyana, dove le calme orizzontali di vento agevolano l’innesco di forti correnti ascensionali (attività convettiva), con la formazione di grossi “Cluster temporaleschi” che tendono a distaccarsi dalla linea dove si attesta il “fronte intertropicale”. Questa zona di “Calme equatoriali” si è mantenuta per molti giorni davanti le coste del Suriname e della Guyana, attorno ai 10° 12° di latitudine nord, un posizionamento più che sufficiente per vedere lo sviluppo di ciclogenesi tropicali (effetto Coriolis) pronte ad evolversi in vere tempeste tropicali o uragani.
Ai margini di questa area di “Calme orizzontali di vento” si sono generate delle locali linee di confluenza venti nei bassi strati, fra l’Aliseo di SE e quello di NE, che hanno originato intensi “Cluster temporaleschi”. Alcuni di questi sistemi temporaleschi si sono approfonditi, a contatto con la calda superficie marina dell’oceano, a seguito del notevole rinvigorimento della convenzione che ha accompagnato la formazione di minimi barici al suolo (sui 1006 hpa) che successivamente, approfondendosi ulteriormente (con un calo della pressione al centro del sistema), hanno innescato delle circolazioni cicloniche nei bassi strati, con un notevole rafforzamento dell’attività convettiva. Da qui la promozione a depressione tropicale e l’evoluzione verso acque superficiali molto più calde che di solito provoca un forte approfondimento della struttura depressionaria, se non si aggiungono fattori inibitori, come il “Wind Shear” in quota che taglia la sommità delle nubi temporalesche, arrestando o rallentando i moti convettivi all’interno della circolazione ciclonica.
La prima perturbazione tropicale, denominata “93 L”, sta per raggiungere le Piccole Antille puntando le Bahamas
L’interessante “tropical wave” che in questi giorni, sotto la spinta dell’”Easterly Jet”, ha attraversato l’intero Atlantico sub-equatoriale, si è già spinta nel tratto di oceano a ridosso delle Piccole Antille, avvicinandosi sempre più all’area caraibica, nonostante le condizioni sfavorevoli. Nel corso della serata odierna la perturbazione tropicale, ancora ben supportata lungo il suo lato meridionale da aria calda e molto umida che risale dall’ITCZ, alimentando l’attività convettiva. Specie sul lato più occidentale e meridionale, dove alla convergenza degli Alisei si somma l’ambiente caldo e molto umido, e la presenza di acque superficiali calde, sui +28°C, che creeranno le condizioni ideali alla convenzione. La presenza di uno “Shear” del vento moderato in quota sta rallentando l’evoluzione della “tropical wave” in depressione tropicale, nonostante la presenza nei bassi strati di una modesta circolazione ciclonica ormai ben definita, ma non del tutto chiusa.
Nel corso della serata odierna e della prossima notte questa perturbazione tropicale, denominata “93 L” dai meteorologi statunitensi, si avvicinerà al nord-est delle Piccole Antille, dove potrebbe dare luogo anche a forti rovesci di pioggia e a temporali, a tratti anche intensi, accompagnati da un temporaneo rinforzo della ventilazione. Le precipitazioni, nel corso delle prossime 24 ore, dovrebbero interessare le isole di Martinica, Dominica e Guadalupe, per poi diradarsi molto rapidamente, mentre i resti di “93 L” entro la serata di domani, virando verso nord-ovest, transiteranno davanti Puerto Rico, per avvicinarsi al sud-est delle Bahamas, e alle isole di Turks e Caicos nel corso della serata di domenica 3 Agosto 2014. Durante il passaggio, dalle Piccole Antille alle Bahamas, la perturbazione tropicale avrà il 70 % delle possibilità per trasformarsi in una depressione tropicale, capace di dare la stura ad intense precipitazioni di tipo temporalesco. Diminuiscono le quotazioni per l’evoluzione a tropical storm, causa il flusso, ancora piuttosto sostenuto, dell’Aliseo di NE all’interno dell’area caraibica, e delle costanti infiltrazioni, da Est, di aria secca in quota, di lontana origine sahariana, che se ingurgitata dalla circolazione ciclonica facente capo a “93 L” potrebbe avere esiti letali, contribuendo a dissipare l’intera struttura.