Dove andare in vacanza in Italia? Nell’ampia scelta delle bellissime mete che la Penisola offre, ci si può concentrare sui siti definiti dall’Unesco, ‘Patrimonio dell’umanita’. Dalle testimonianze archeologiche ai paesaggi naturalistici, dai centri storici alle chiese, c’è solo l’imbarazzo. Con i suoi 50 luoghi riconosciuti di valore universale, informa un articolo sull’edizione online dell’Almanacco della Scienza del Cnr, l’Italia detiene il record nella lista del World Heritage, che conta 1.001 siti a livello mondiale: 777 beni culturali, 194 naturali e 30 misti, presenti in 161 paesi del mondo. Dalla cartina dell’Italia si evince la diffusione, da nord a sud, di questi tesori, testimonianza della nostra millenaria stratificazione storica e culturale. Dai meno frequentati dal turismo di massa, come i Sacri monti della Lombardia – una serie di cappelle e piccole chiese sorte tra XV e XVI secolo, tra cui quelle di Varallo, Varese, Orta – e l’Orto botanico di Padova, alle mete tradizionali: Venezia, Siena, Firenze, Napoli e Roma, la piazza del Duomo di Pisa, la Basilica di Assisi, Pompei, l’area archeologica di Agrigento, la Villa romana del Casale di Piazza Armerina, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana. Il primo sito italiano a godere del ‘marchio’ Unesco nel 1979 è stato quello dell’Arte Rupestre della Val Camonica; da allora l’elenco si è allungato, per arrivare alla new entry di quest’anno: il paesaggio collinare delle Langhe-Roero e del Monferrato, caratteristico per i filari di vigneti. L’obiettivo della Convenzione Unesco firmata nel 1972 è ”quello di riunire in un unico documento i concetti di protezione della natura e tutela dei beni culturali. La Convenzione riconosce l’interazione tra uomo e natura e la necessità fondamentale di preservare l’equilibrio tra i due”. ”Il criterio di base per la scelta dei luoghi è l’unicità, cioè la capacità di quel bene di costituire un ‘unicum’ nel suo genere; deve poi avere una capacità di attrazione, culturale soprattutto, di tipo internazionale”, spiega Daniele Malfitana, direttore dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr, che vanta un proprio ricercatore, Davide Leucci, nel comitato di valutazione di questo organismo internazionale. “Un altro elemento chiave – spiega ancora Daniele Malfitana – è che esso sia già opportunamente tutelato con leggi ad hoc da parte della nazione che sottomette la candidatura. In genere, la proposta di richiesta di inserimento nella lista Unesco avviene attraverso un lungo iter, con la stesura di un documento analitico che include una documentazione completa del sito, una dettagliata campagna fotografica, indicazioni su geologia, geomorfologia, idrogeologia, informazioni sul piano di tutela, possibilità di fruizione”. “Tale report viene successivamente affidato per una analisi critica di tipo scientifico a una commissione di esperti che, sulla base delle competenze di ciascun membro, esprime un giudizio finale”, conclude Malfitana.