La stagione delle piogge “zenitali” lungo i paesi dell’Africa sub-sahariana è ormai entrata nella sua fase “clou”. Eppure quest’anno le piogge sul Sahel sono risultate ben al di sotto delle medie stagionali, nonostante le temporanee intensificazioni dell’umido flusso del “Monsone di Guinea” che ha trasportato l’aria umida, proveniente dalle basse latitudini dell’Atlantico equatoriale, fino al Mali centrale e al Niger centro-meridionale, dove si sono generati anche diversi “Haboob” (tempeste di sabbia) alzati dai sostenuti venti da S-SO e SO che seguono il sollevamento verso nord dell’ITCZ. Finora solo ristrette aree del Sahel hanno potuto beneficiare di precipitazioni davvero abbondanti, con accumuli fino a 90-100 mm, con picchi prossimi i 130-140 mm registrati fra il Ciad centro-meridionale e il South Sudan. Nei giorni scorsi “Clusters temporaleschi” piuttosto attivi, carichi di piogge e fulminazioni, si sono sviluppati sul Sudan centro-meridionale e nel Ciad centro-meridionale, dove sono avvenuti anche dei veri e propri nubifragi che hanno provocato “flash floods” e allagamenti nelle zone semidesertiche ciadiane e sudanesi. Uno di questi intensi temporali, durante la sua evoluzione verso ovest, ha duramente colpito la capitale del Sudan Khartoum, determinando estesi allagamenti e inondazioni che hanno travolto decine di abitazioni. I giornali locali danno notizia di 21 morti, oltre 200 feriti e circa tremila edifici distrutti.
Danni anche nello Stato di Gezira, nel Sudan Centrale ed in altri sei Stati. Strade invase dall’acqua e dal fango hanno reso difficile l’intervento di soccorritori, che hanno installato impianti di pompaggio. Molto più grave la situazione nei villaggi rurali dove il maltempo, come capita spesso da queste parti, ha provocato la distruzione di latrine e delle reti di scolo dei rifiuti liquidi. Questo sensibile rinforzo dell’attività convettiva è stato indotto dal graduale sollevamento verso nord del famoso “fronte di convergenza intertropicale”, seguendo i passaggi “zenitali” del sole sopra i territori dell’Africa centro-settentrionale. Questo suo lieve spostamento verso nord dell’ITCZ sta comportando una vivace attività convettiva lungo tutta la fascia saheliana, dove quasi quotidianamente, lungo la linea di convergenza nei bassi strati, fra le umide e temperate masse d’aria oceaniche sub-equatoriali del “Monsone di Guinea” (venti al suolo da SO o S-SO) e i più secchi e caldi venti di “Hartmattan” (venti al suolo da E-NE), si sono sviluppati intensi “Cluster temporaleschi” e sistemi temporaleschi a “Multicella” che dal South Sudan e dall’altopiano Etiope si sono mossi in direzione del sud del Ciad, del Niger centro-meridionale, della Nigeria, per propagarsi successivamente verso l’Africa occidentale.
La presenza nei bassi strati dell’umida circolazione da Sud e S-SO, legata al “Monsone di Guinea”, che si propaga fino ai 18° 19° di latitudine Nord, quasi ai limiti con la fascia desertica sahariana, ove dominano i caldi e secchi venti orientali da E-NE di “Harmattan” che spesso producono tempeste di polvere in buona parte del Sahara, causa anche una perenne condizione di “Wind Shear verticale” su buona parte dell’Africa centro-settentrionale, data la presenza nella media e alta troposfera delle tese correnti orientali dell’“African easterly jet” che provenendo dall’oceano Indiano attraversano, da est ad ovest, l’intera fascia tropicale del continente africano. Il notevole “Wind Shear positivo” esalta l’azione di divergenza delle correnti aeree favorendo la nascita di sistemi temporaleschi a mesoscala che possono divenire molto estesi e piuttosto potenti, come quelli che in questi ultimi giorni hanno interessato il South Sudan, l’area del Darfur e il Ciad centro-meridionale, dove si sono verificate intense precipitazioni a sfogo temporalesco, con fulminazioni a fondoscala che si sono estese su un’estesa area geografica. Molti di questi temporali, durante la fase di sviluppo, tendono ad essere caratterizzati da vari “Overshooting“, una specie di “cupola” che si può osservare al di sopra dell’incudine del cumulonembo per diversi minuti. In genere il suo sviluppo può indicare la presenza di fenomeni temporaleschi molto intensi. Dalle immagini satellitari in visibile è facilmente osservabile durante le prime ore del mattino e poco prima del tramonto, quando i raggi del sole estremamente bassi sull’orizzonte prolungano l’ombra dell’”Overshooting top” sulla sommità del cumulonembo.