SFATARE I LUOGHI COMUNI – Il termine equinozio deriva dal latino “equi-noctis” e significa “notte uguale” al giorno, che allude alla durata del giorno e della notte identici per tutto il globo. In realtà la definizione è puramente teorica e non rappresenta la verità dei fatti. Gli effetti della rifrazione atmosferica, il semidiametro del Sole e la parallasse solare infatti, fanno sì che negli equinozi la lunghezza del dì ecceda quella della notte. Il Sole sorge quasi ad est e tramonta quasi ad ovest; ma non esattamente, in quanto (per definizione) l’equinozio è un preciso istante che può coincidere con uno solo dei due eventi, ma non prodursi due volte nell’arco di 12 ore. Osservando le effemeridi del Sole e della Luna su un semplice calendario, si potrà notare che la durata della luce del giorno è ancora di poco superiore alle 12 ore. Anche al Polo Nord, dove attualmente la nostra stella traccia un cerchio di 360° per tutto il cielo sfiorando la linea dell’orizzonte, al momento dell’equinozio dovrebbe teoricamente scomparire alla vista. Anche in questo caso non sarà così, dal momento che bisognerà attendere 52 ore e 10 minuti affinchè questo accada. Ma alcuni miti astronomici sono duri da sfatare. Uno tra questi è che la regione artica, nel corso dell’anno, vive sei mesi di luce e sei mesi di oscurità. Un evidenza che i libri di geografia, i vari articoli e le guide turistiche continuano a riportare, in quanto valutano il termine “notte”, come la presenza del Sole sotto l’orizzonte. In realtà quando il Sole scende di poco sotto la linea dell’orizzonte, si ha il fenomeno del crepuscolo, che i testi non riportano. Ogni volta che il bordo più alto del Sole è inferiore a 18 gradi sotto l’orizzonte, si verifica il limite del crepuscolo astronomico, oltre al quale ne esistono altri due tipi: quello civile, che si verifica quando il Sole è sotto di 6°, e quello nautico, ossia quando la nostra stella scende a 12 gradi sotto l’orizzonte. Nel primo caso è ancora possibile continuare la maggior parte delle attività quotidiane all’aria aperta. Il momento in cui sono necessari i fari artificiali, coincide generalmente alla fine del crepuscolo. Questa fase interessa il Polo Nord sino all’8 Ottobre, per cui siamo ben lontani dal definire questo periodo come “buio totale”. Nel caso del crepuscolo nautico, l’orizzonte diviene difficile da discernere. Al termine di questa fase, la maggior parte delle persone la identifica come notte, ed avverrà il prossimo 25 Ottobre. Il crepuscolo astronomico invece, avverrà il prossimo 13 Novembre. Da quel momento, la regione artica vedrà realmente la mancanza totale di luce sino al 29 Gennaio, quando il cielo tenderà nuovamente a schiarirsi. Quindi, come abbiamo potuto apprendere, la fase di buio totale al Polo dura quasi 11 settimane, non certamente sei mesi.
Alle 4:29 del 23 Settembre l’Equinozio d’Autunno: arrivederci all’estate boreale
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