Alle 4:29 del 23 Settembre l’Equinozio d’Autunno: arrivederci all’estate boreale

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Equinozio d'autunnoAncora poche ore e l’addio alla stagione estiva astronomica verrà sancito dall’equinozio d’autunno, evento previsto quest’anno il 23 settembre alle 2.29 (UTC): succede solo due volte l’anno e solo per pochi istanti. Pochi attimi in cui il sole si presenta all’intersezione tra eclittica ed equatore terreste. Giorni particolari che, come spesso accade, hanno dato origine ad innumerevoli credenze e miti. Il nostro pianeta si muove in due modi diversi; in primo luogo ruota sul suo asse polare – una retta passante per i poli – una volta ogni 24 ore, causando l’alternarsi del giorno e della notte. In secondo luogo, si muove lungo la sua orbita intorno al Sole una volta ogni 365,25 giorni, determinando il ciclo annuale delle stagioni. Quando questi due movimenti si intersecano si verifica l’equinozio. Nella notte del 23 Settembre avverrà, pertanto, il tradizionale passaggio di consegne tra la stagione estiva e quella autunnale, definita come equinozio d’autunno. Il Sole “si sposterà” dall’emisfero nord a quello sud lungo l’equatore, sorgendo direttamente ad est e tramontando ad Ovest, determinando, secondo l’origine del termine, una durata identica tra giorno e notte (anche se vedremo che non è propriamente così). Dopodiché, la nostra stella splenderà maggiormente sulla parte meridionale del nostro pianeta e meno nell’emisfero boreale. L’inverno saluterà quindi l’emisfero australe, mentre l’autunno tornerà a far visita il nord del mondo. Il sole continuerà il suo percorso verso sud per i prossimi tre mesi, raggiungendo il suo punto più meridionale il 21 dicembre, data del “solstizio“. Nell’emisfero settentrionale, pertanto, i giorni stanno diventando più brevi, le notti più lunghe e le temperature cominciano a scendere, in un ciclo che si ripete dalla notte dei tempi.
Astronomicamente parlando ci sono certamente avvenimenti più interessanti – argomenta il vice presidente della società astronomica italiana, Fabrizio Bonoli Scientificamente l’equinozio non è altro che una conseguenza del moto di rotazione terrestre rispetto al sole. Si tratta di due istanti precisi durante i quali i raggi del sole risultano perpendicolari sia all’asse di rotazione che all’equatore terrestre, il che permette di illuminare tutta la parte del globo esposta al sole allo stesso modo”. Durante questi due giorni il sole sorge esattamente ad est e tramonta esattamente ad ovest. “Cosa che non accade durante il resto dell’anno – prosegue Bonoli – quando sarebbe più corretto dire, nonostante quanto siamo abituati a sentire, che il sole sorge ad oriente e tramonta ad occidente. Durante gli equinozi, inoltre, se non si tiene conto della rifrazione, la durata del giorno è la medesima della notte”. Tutto ciò avviene per un motivo molto semplice: com’è noto la terra gira su se stessa ed intorno al sole, seguendo un’orbita particolare che si sviluppa sul cosiddetto piano dell’eclittica. Se l’asse di rotazione fosse perpendicolare al piano dell’eclittica, il giorno e la notte durerebbero sempre lo stesso intervallo di tempo in ogni zona del pianeta, (salvo ai poli in cui ci sarebbe sempre luce). L’asse di rotazione della terra, però, è inclinato rispetto all’orbita di circa 67° e questo provoca tutta una serie di conseguenze tra cui la diversa durata del giorno e della notte. Un giorno particolare, dunque, quello dell’equinozio d’autunno, che segna uno dei punti fermi del moto di rivoluzione che per secoli hanno accompagnato la vita degli uomini. ”In realtà avviene anche oggi – ribatte Bonoli -. Ancor oggi la misurazione del tempo passa per gli astri, dipende dal cielo e da diversi aspetti astronomici. Semplicemente non ce ne accorgiamo. Eppure basterebbe pensare che il funzionamento degli orologi atomici che segnano la cosiddetta ora esatta sono legati proprio alla rotazione. La tecnologia ha facilitato la nostra vita, ovviamente, ma le regole che ne sono alla base sono rimaste le stesse”. I ritmi della vita dell’uomo, quindi, continuano, seppur indirettamente, ad essere fondati sui principali movimenti astronomici, alcuni dei quali da sempre solleticano la curiosità dell’essere umano oltrechè rappresentare uno dei punti fermi della vita degli agricoltori e costituire fonte di ricorrenze di carattere mistico e religioso.
SFATARE I LUOGHI COMUNI – Il termine equinozio deriva dal latino “equi-noctis” e significa “notte uguale” al giorno, che allude alla durata del giorno e della notte identici per tutto il globo. In realtà la definizione è puramente teorica e non rappresenta la verità dei fatti. Gli effetti della rifrazione atmosferica, il semidiametro del Sole e la parallasse solare infatti, fanno sì che negli equinozi la lunghezza del dì ecceda quella della notte. Il Sole sorge quasi ad est e tramonta quasi ad ovest; ma non esattamente, in quanto (per definizione) l’equinozio è un preciso istante che può coincidere con uno solo dei due eventi, ma non prodursi due volte nell’arco di 12 ore. Osservando le effemeridi del Sole e della Luna su un semplice calendario, si potrà notare che la durata della luce del giorno è ancora di poco superiore alle 12 ore. Anche al Polo Nord, dove attualmente la nostra stella traccia un cerchio di 360° per tutto il cielo sfiorando la linea dell’orizzonte, al momento dell’equinozio dovrebbe teoricamente scomparire alla vista. Anche in questo caso non sarà così, dal momento che bisognerà attendere 52 ore e 10 minuti affinchè questo accada. Ma alcuni miti astronomici sono duri da sfatare. Uno tra questi è che la regione artica, nel corso dell’anno, vive sei mesi di luce e sei mesi di oscurità. Un evidenza che i libri di geografia, i vari articoli e le guide turistiche continuano a riportare, in quanto valutano il termine “notte”, come la presenza del Sole sotto l’orizzonte. In realtà quando il Sole scende di poco sotto la linea dell’orizzonte, si ha il fenomeno del crepuscolo, che i testi non riportano. Ogni volta che il bordo più alto del Sole è inferiore a 18 gradi sotto l’orizzonte, si verifica il limite del crepuscolo astronomico, oltre al quale ne esistono altri due tipi: quello civile, che si verifica quando il Sole è sotto di 6°, e quello nautico, ossia quando la nostra stella scende a 12 gradi sotto l’orizzonte. Nel primo caso è ancora possibile continuare la maggior parte delle attività quotidiane all’aria aperta. Il momento in cui sono necessari i fari artificiali, coincide generalmente alla fine del crepuscolo. Questa fase interessa il Polo Nord sino all’8 Ottobre, per cui siamo ben lontani dal definire questo periodo come “buio totale”. Nel caso del crepuscolo nautico, l’orizzonte diviene difficile da discernere. Al termine di questa fase, la maggior parte delle persone la identifica come notte, ed avverrà il prossimo 25 Ottobre. Il crepuscolo astronomico invece, avverrà il prossimo 13 Novembre. Da quel momento, la regione artica vedrà realmente la mancanza totale di luce sino al 29 Gennaio, quando il cielo tenderà nuovamente a schiarirsi. Quindi, come abbiamo potuto apprendere, la fase di buio totale al Polo dura quasi 11 settimane, non certamente sei mesi.
MITI E LEGGENDE – Sono tante anche oggi, in effetti, le celebrazioni legate all’equinozio d’autunno. Ad esempio questo segna il primo giorno del Mehr nel calendario iraniano, una delle festività chiamate Jashne Mihragan ossia della ”condivisione dell’amore”. L’equinozio di settembre, anche se per una casualità, rappresentava però anche il primo giorno dell’anno nel calendario repubblicano francese, che venne usato dal 1793 al 1805. La prima repubblica francese venne proclamata infatti il 21 settembre 1972 trasformando il giorno successivo (giorno dell’equinozio) nella data di nascita dell’era repubblicana francese. Nel Regno Unito il giorno dell’equinozio viene utilizzato per calcolare la ricorrenza di un particolare festival, quello del raccolto, che viene celebrato la domenica della luna piena più vicina all’equinozio di settembre. Ma è il mondo del paganesimo e dell’esoterico a trovare, ancor oggi, nel giorno dell’equinozio un punto di riferimento. Dal punto di vista astrologico, poi, l’entrata del sole in bilancia, segno dell’equilibrio, riporta al significato latino del nome equinozio, che ricorda come questi siano gli ultimi giorni in cui le forze si bilanciano, mentre a seguire l’oscurità vincerà per i successivi sei mesi sulla luce. Nella tradizione iniziatica, ad esempio, questo momento rappresenta un passaggio, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all’interno, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire. Diversi anche i miti, soprattutto celtici, che si legano a questa giornata. Nella memoria di queste antiche popolazioni, infatti, l’equinozio autunnale veniva festeggiato con il nome di Mabon, il giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è figlio di Modron lsa, dea madre. Rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù. A causa del soggiorno ad Annwn, Mabon rimase giovane per sempre. Il suo rapimento è poi l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone. Nell’antica Grecia si celebravano i grandi misteri elusini, riti misterici che rievocavano appunto il rapimento di Persefone, figlia della dea Demetra, che regolava i cicli vitali della terra, condotta agli inferi dal dio Ade che ne fece la sua sposa. La leggenda racconta che Demetra, come segno di lutto e fin quando non riebbe sua figlia, rese impossibile il germogliare delle sementi e delle pianti e rese sterile la terra. In sostanza in entrambe i miti quello che viene ciclicamente rivissuto ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie e glorie amorose della primavera e dell’estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a morire a sè stesso, a declinare nel buio della terra, intesa come ventre, utero, tomba, inferno. Il mito si interseca quindi con la realtà e con i ritmi vitali dell’uomo, che nonostante la tecnologia, continuano ad essere intimamente legati con l’ancora, per certi versi, misterioso movimento degli astri.
UN’ESPLOSIONE DI COLORI – L’autunno nelle prossime settimane darà il via alla sua eccezionale esplosione di colori. Il verde si tingerà con il giallo, il rosso, l’arancione, e tantissime altre tonalità naturali che renderanno davvero suggestivo – come ogni anno – lo scenario della natura, in quella che è la stagione intermedia tra la calda estate e il freddo inverno. Ed è anche la stagione dei prodotti forse più buoni offerti dalla terra: vino e olio si producono grazie a uva e olive, e poi le castagne, i funghi, le noci e tantissime altre tipicità. Per qualcuno l’autunno ci riporterà ad una stagione malinconica, dove pian piano la luce del giorno lascerà il posto all’oscurità, e i bei tepori estivi passeranno il testimone al fresco e alle piogge del suggestivo autunno. Per altri, sarà l’addio alle alte temperature estive e all’afa che tanto ci fanno “soffrire” nel trimestre estivo. Per tutti sarà l’equinozio d’autunno, l’evento che saluterà definitivamente questa anomala estate 2014.

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