Alluvione Gargano: sullo “Sperone d’Italia” l’ennesimo “cumulonembo killer”

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Peschici, Gargano: l’uomo ha subito ma non ha scatenato il fenomeno idrogeologico. Nei primi giorni di settembre sul promontorio garganico si sono verificate copiose precipitazioni con eventi tipo nubifragio che hanno causato piogge che hanno raggiunto il valore di oltre 800 mm nella stazione di Falcare nel centro dell’altopiano. Nella zona tra Vico e Peschici sono caduto oltre 300 mm di cui circa 240 tra i giorni 5 e 7; nel giorno 6 settembre sono precipitati circa 118 mm. Queste piogge violente e prolungate sono state generate da temporali autorigeneranti che per diverse ore hanno stazionato sulla medesima area del Gargano. Nella pianura alluvionale ad ovest dell’abitato di Peschici scorrono due torrenti, il Chianara e l’Ulso, che drenano un bacino idrografico di circa 300 ettari di cui circa l’80% è boscato.

La fascia costiera della pianura alluvionale è stata parzialmente urbanizzata e la spiaggia costituisce la principale risorsa attrattiva di Peschici. Il Gargano rappresenta un’area già interessata da nubifragi rilasciati da cumulonembi. La pianura alluvionale dei torrenti Chianara ed Ulso non è stata classificata a pericolosità idraulica nel PAI dell’Autorità di Bacino della Puglia.  Il disastro idrogeologico nella pianura alluvionale dei torrenti Chianara ed Ulso e nella spiaggia di Peschici. Le figure a corredo dell’articolo evidenziano il disastro idrogeologico verificatosi nella fascia costiera della pianura alluvionale, in particolare il giorno 6 settembre 2014 in seguito ad un nubifragio che ha fatto precipitare al suolo numerose decine di mm di pioggia in alcune decine di minuti. Gli alvei dei due torrenti hanno dovuto smaltire circa 300.000 metri cubi di acqua fangosa in poche ore; si sono verificate esondazioni ed invasione di aree urbanizzate con conseguente distruzione e danneggiamenti di manufatti. Le zone di foce sono state interessate da accentuata erosione spondale con conseguente ampliamento dell’alveo di piena ed asportazione di ingenti volumi di sabbia della spiaggia.

Conclusioni
Molte voci istituzionalmente autorevoli hanno attribuito le cause del disastro all’abusivismo edilizio, alla cementificazione ecc. ecc.. L’analisi geoambientale effettuata evidenzia che le modificazioni antropiche e la cementificazione non hanno determinato apprezzabili modificazioni della superficie del suolo nell’ambito del bacino idrografico dei torrenti Chianara ed Ulso, come si può verificare nella figura 5. La maggior parte del bacino idrografica di circa 300 ettari è ricoperta da bosco come lo era nel 1954-55. Nella pianura alluvionale le modificazioni causate da manufatti sono concentrate nella stretta fascia costiera. Queste evidenze indicano che la causa dell’evento alluvionale, vale a dire l’enorme quantità di acqua incanalatasi negli alvei, non è da imputare alle attività antropiche svolte nel bacino idrografico. La stretta fascia costiera antropizzata ed urbanizzata in parte è stata investita da flussi di notevole portata alimentati dalla parte a monte del bacino senza significative modificazioni antropiche. L’evento piovoso del 6 settembre ha fatto cadere al suolo circa 300.000 metri cubi di acqua in poche decine di minuti per cui si è innescato un diffuso deflusso superficiale con conseguente incanalamento dei flussi negli alvei torrentizi. I potenti flussi non sono stati evacuati completamente dagli alvei torrentizi per cui si sono verificate diffuse esondazioni specialmente nella fascia costiera. Ne consegue che l’uomo ha subito le conseguenze di un evento idrogeologico “naturale” ma non ne è stato la causa. I danni ai manufatti sono da imputare alla inadeguata sistemazione idrogeologica ed idraulica della pianura alluvionale ed alla spensierata invasione di aree di competenza fluviale. I danni alla spiaggia saranno”cicatrizzati” naturalmente nei prossimi mesi. Restano aperti i problemi di una non adeguata valutazione della pericolosità idraulica e di una inadeguata sistemazione idraulica della pianura alluvionale.

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