Molte pubblicazioni scientifiche riportano la presenza di As nei cibi, tuttavia, la maggior parte di tali lavori, determina il contenuto totale di As cioè la somma di tutte le specie. La quantità totale di As, può essere facilmente rilevata in un laboratorio analitico equipaggiato con strumenti per la determinazione di elementi in tracce. Analisi, che viceversa forniscono dati riguardo il tipo di arsenico (specie chimica), sono di più difficile esecuzione, e relativamente pochi laboratori sono in grado di effettuarle. Tuttavia, tali dati risultano essere di notevole importanza, in quanto diversi cibi possono contenere differenti specie di arsenico, con conseguente differente tossicità.
Leggermente più complicata risulta essere la contaminazione da parte di composti organici dell’arsenico. Dopo la determinazione di Arsenobetaina in aragoste nel 1977, più di 50 composti organici dell’As sono stati rilevati in organismi marini. Tra i casi più rilevanti menzioniamo la presenza di “arsenozuccheri” in alghe marine (2-50 mg arsenic/Kg su massa secca), mangimi per animali, cozze e ostriche (0.5-5 mg/Kg su massa secca Francesconi and Kuehnelt, 2002).
L’opinione dell’EFSA riguardante l’arsenico nei cibi del 1 febbraio 2010, pubblica risultati provenienti da 15 nazioni Europee, le quali hanno presentato più di 100,000 risultati riguardanti la contaminazione da As in vari prodotti alimentari. Due terzi ti tali campioni presentano livelli sotto il limite di determinazione. Mentre circa il 98% dei risultati è stato riportato come arsenico totale, solo in alcuni casi sono stati riportati livelli differenti per entrambe le specie. I più alti livelli di As totale sono stati rilevati in pesci, frutti di mare e prodotti a base di alghe, altri alimenti nei quali sono state determinate elevate concentrazioni di arsenico sono riso e prodotti a base di crusca e riso. Dall’elaborazione di tali valori, emerge un’esposizione media giornaliera all’Arsenico inorganico compresa tra 0,13-0,56 ?g/Kg di peso corporeo. I bambini sotto i tre anni di età risultano essere i più esposti all’arsenico inorganico. Due studi scientifici riportano un range di valori compresi tra 0,50-2,66 µg/Kg di peso corporeo. Dati di notevole importanza sono quelli derivanti dall’assorbimento dell’As in funzione della sua specie chimica. L’arsenico inorganico risulta essere infatti rapidamente e quasi totalmente assorbito dopo l’ingestione, mentre per quanto riguarda le forme organiche l’assorbimento è di circa il 70%.
A seguito dell’ultimo “CONTAM Panel” effettuato dal gruppo di esperti scientifici sui contaminanti della catena alimentare dell’Efsa, è emerso che, già a concentrazioni inferiori rispetto al provvisorio limite tollerabile settimanale (15 ?g per Kg di peso corporeo), stabilito dal comitato sugli additivi alimentari della FAO/WHO, l’arsenico inorganico presente nelle acque potabili presenta effetti tossici. Tali risultati possono considerarsi un campanello d’allarme per la salute pubblica, di conseguenza seri provvedimenti dovranno essere presi in campo legislativo da parte degli organi competenti quali la FAO/WHO. Sicuramente norme più stringenti dovranno essere introdotte in campo alimentare riducendo quindi l’esposizione all’As tramite la dieta. Ne consegue che metodiche analitiche più sensibile e robuste dovranno essere validate, per la determinazione delle varie specie di As in modo da evitare falsi positivi. In definitiva l’attenzione a tale tematica da parte degli organi deputati alla salute pubblica è costante e continua, non tarderanno ad arrivare norme comunitarie più stringenti onde evitare casi di avvelenamento di grave entità.
Riferimenti bibliografici:
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