Clima, WMO: acidificazione degli oceani, record degli ultimi 300 mln di anni

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“L’attuale tasso di acidificazione degli oceani”, conseguenza dell’assorbimento della CO2 atmosferica, “appare senza precedenti almeno negli ultimi 300 milioni di anni, basandosi su dati surrogati ricavati dagli archivi paleologici”: osi’ l’annuale ‘Greenhouse gas bulletin’ della World meteorological organization che, per la prima volta, contiene una sezione sull’acidificazione degli oceani realizzata in collaborazione con l’International ocean carbon coordination project (Ioccp) dell’Intergovernmental oceanographic commission of Unesco (Ioc-Unesco), lo Scientific committee on oceanic research (Scor) e l’Ocean acidification international coordination centre (Oa-Icc) dell’International atomic energy agency (Iaea). Le conseguenze dell’acidificazione impattano sulla vita degli organismi marini, causando tra l’altro lo sbiancamento dei coralli. Gli oceani attualmente assorbono un quarto della CO2 antropogenica, cioe’ di origine umana, riducendo quindi l’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera. Pero’, ricorda il rapporto Wmo, “un maggiore assorbimento della CO2 da parte degli oceani altera il sistema carbonato marino portando ad un aumento dell’acidita'”. Aumento, quello dell’acidita’ degli oceani, “gia’ misurabile, con gli oceani che assorbono circa 4 chilogrammi di CO2 a persona”. Il risultato e’ che “l’attuale tasso di acidificazione degli oceani appare senza precedenti almeno per gli ultimi 300 milioni di anni” e “in futuro l’acidificazione continuera’ ad accelerare almeno fino a meta’ di questo secolo”, in base ai modelli di proiezione. “L’anidride carbonica rimane nell’atmosfera per molte centinaia di anni e nell’oceano ancora piu’ a lungo- spiega Michel Jarraud, segretario generale della World meteorological organization- le emissioni di CO2 passate, presenti e future avranno un impatto cumulativo sia sul riscaldamento globale che sull’acidificazione. Le leggi della fisica non sono negoziabili”. Le conseguenze potenziali dell’acidificazione sugli organismi marini “sono complesse”, avverte il rapporto Wmo. Una delle principali preoccupazioni riguarda la risposta degli organismi marini che costruiscono gusci o scheletri di carbonato di calcio come coralli, alghe, molluschi e alcune forme di plankton, “perche’ la loro capacita’ di creare materiale per costruire conchiglie o scheletri (attraverso la calcificazione) dipende dall’abbondanza di ione carbonato”. Per molti organismi “la calcificazione diminuisce all’aumentare dell’acidificazione”. Altri impatti riguardano la ridotta sopravvivenza, lo sviluppo e i tassi di crescita. “L’inclusione di una sezione sull’acidificazione in questa edizione del ‘Greenhouse gas bulletin’ del Wmo e’ appropriata e necessaria- commenta Wendy Watson-Wright, segretario esecutivo dell’Intergovernmental oceanographic commission dell’Unesco- e’ ormai giunto il momento che gli oceani, come principale fattore influenzante del clima del pianeta e attenuatore dei suoi mutamenti, diventi una parte centrale delle discussioni sul climate change”. Cio’ detto, conclude Watson-Wright, “se il riscaldamento globale non fosse una ragione abbastanza forte per ridurre le emissioni di CO2, l’acidificazione degli oceani dovrebbe esserlo, visto che i suoi effetti sono gia’ avvertiti e aumenteranno per molti decenni a venire”, quindi si deve agire ora perche’ “il tempo sta finendo”.

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