Concordia, l’allarme dei sub: rischio inquinamento al Giglio [FOTO]

MeteoWeb

“Mentre tutti gli sguardi sono rivolti a quello che succede nei ristoranti di Genova affacciati sul cantiere della demolizione della Costa ‘Concordia’ si trascura la situazione sui fondali dell’isola del Giglio tutt’altro che risolta. La fase WP9 del crono programma di rimozione del relitto della Costa ‘Concordia’ e della bonifica dei fondali e’ infatti, detta dello stesso ministero dell’Ambiente, la fase a piu’ alto rischio di inquinamento e di impatto ambientale di tutte le operazioni fin qui svolte”. Cosi’ in una nota l’Associazione nazionale memoriale della Concordia, creata a Ravenna da un gruppo di sommozzatori professionisti.
Infatti, “occorre in questa fase concentrare l’attenzione sulla previsione di recupero dei materassi di sabbia, malta cementizia e additivi chimici utilizzati per riempire il falso piano fra la parete rocciosa e le piattaforme metalliche- prosegue l’associazione- vogliamo ricordare che questa notevole quantita’, di enormi sacchi pieni di materiale altamente inquinante vennero dotati in progetto di occhielli, cosi’ da poter essere agganciati e rimossi durante la fase di bonifica a lavori ultimati”. Una previsione che “non deve e non puo’ avvenire con quelle modalita’, dato che, citando di nuovo il ministero dell’Ambiente uno dei rischi e la rottura dei sacchi durante la rimozione”. Il rischio della rottura dei sacchi che “e’ piu’ che mai una certezza- prosegue l’Associazione nazionale memoriale della Concordia- dopo che i materassi in questione sono stati stressati, durante la fase di ribaltamento della Costa ‘Concordia’, dallo strofinamento con lo scafo danneggiato di una nave di 114.500 tonnellate di stazza, appoggiati su un fondo roccioso e quindi verosimilmente danneggiati sia sul lato dello scafo che sul lato della parete rocciosa”. L’associazione ritiene, quindi, opportuno “concentrare l’impegno e le risorse per un recupero di quei materassi e del loro contenuto adeguatamente organizzato nei tempi e nei modi evitando che in fase di recupero, magari in prossimita’ della superficie uno di quei sacchi si rompa liberando una nuvola di malta sabbia e prodotti chimici che si distenderebbe inesorabilmente sia sul memoriale che sulla declivio della parete rocciosa fino al fondo coprendo e uccidendo ogni forma di vita sul suo passaggio”.

Condividi