MSF: rischio tubercolosi? #Allarmismo no grazie

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TUBERCOLOSI 4 - CopiaInvece di “Tubercolosi No Grazie”, Medici Senza Frontiere dice “No grazie” all’allarmismo basato sulla paura e l’ignoranza piuttosto che sui fatti e lancia l’hashtag #AllarmismoNoGrazie “per riportare un’informazione corretta e la giusta percezione della realta'”. “I nostri operatori – dice Stefano Di Carlo, capo missione Msf per i progetti in Italia – sono sulle coste della Sicilia per fornire assistenza alle migliaia di persone costrette a fuggire da terribili conflitti. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a falsita’ come quelle che stanno circolando in Italia in questi giorni”. Di Carlo spiega che “nei primi mesi del 2014 abbiamo effettuato, insieme all’Azienda Sanitaria Provinciale di Pozzallo, il primo screening sanitario per circa 12.000 persone appena sbarcate. Sono generalmente giovani, in buono stato di salute. La quasi totalita’ delle malattie diagnosticate all’arrivo e’ legata alle difficili condizioni di vita e del viaggio che devono affrontare: infezioni dermatologiche, dolori articolari, piccole ferite, debilitazione generale e cosi’ via”. “E’ del tutto falso – continua de Carlo – che le persone arrivano sulle coste italiane e girano liberamente per il paese senza alcun controllo sanitario. Vediamo il Ministero della Salute eseguire screening sanitari ogni giorno. Noi stessi forniamo screening supplementari a Pozzallo e Augusta, due dei principali siti di sbarchi in Italia. Purtroppo, al contrario di quanto affermato in questi giorni da note figure politiche, la Tbc e’ una malattia presente in Italia da decenni, non e’ stata recentemente importata dagli stranieri. Nell’ultimo cinquantennio (1955-2008) il numero annuale di casi di Tbc, registrati dal sistema di notifica nazionale, e’ diminuito da 12.247 a 4.418. Non si parla quindi di un riemergere della malattia”. “Per quanto riguarda poi l’Ebola, non e’ mai stato diagnosticato un caso in Italia. L’approdo di questa malattia con i migranti che sbarcano sulle coste siciliane e’ piu’ che remoto. Il virus e’ molto letale e nella maggior parte dei casi provoca malattia sintomatica e poi morte nell’arco di pochi giorni dall’infezione. Questo vanifica la possibilita’ che una persona infettata si avventuri verso l’Europa in un viaggio che generalmente dura diversi mesi. E questo e’ anche un tempo troppo lungo perche’ una febbre emorragica virale possa ‘sopravvivere’ fino ad arrivare a noi” aggiunge De Carlo che conclude: “invece di promuovere la chiusura delle frontiere in Italia o alzare ancora piu’ in alto le barricate, occorre sottolineare l’importanza di investire nel sistema di accoglienza, perche’ uno standard di qualita’ del servizio e’ cruciale nel determinare l’evoluzione dello stato fisico e mentale di queste persone. Se dunque un reale rischio per la salute pubblica della popolazione italiana esiste, esso e’ rappresentato dall’esclusione sociale e dal mancato rispetto dei diritti minimi di accoglienza”.

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