E’ un bilancio pesante, sia in termini di vittime che di costi, quello dei terremoti in Italia negli ultimi 50 anni: ”dal 1968 ad oggi 5000 morti, 500.000 senza tetto, e 150 miliardi di euro spesi in soli 40 anni per la post-emergenza. Di contro, in prevenzione sismica, lo Stato ha investito 300 milioni di euro dal 1986 al 2003, e 750 milioni dal 2003 al 2010. Solo dopo il sisma dell’Aquila si e’ notata una certa inversione di tendenza”. Lo ha detto Giovanni Calcagni’, Consigliere nazionale dei Geologi, nel sottolineare che ”l’Italia e’ un Paese sismicamente molto pericoloso”. E in vista della Convention nazionale dei Geologi, a San Benedetto del Tronto l’11 e 12 settembre, il consigliere nazionale ha ricordato che “nel territorio italiano sono state ricostruite dall’Ingv (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia) ben 36 diverse zone sismogenetiche. Sul nostro territorio vi e’ diffusa presenza di faglie attive da cui periodicamente si originano sismi a cinematica sia compressiva, che distensiva che trascorrente”. In particolare, prosegue il consigliere nazionale dei Geologi, ”la pericolosita’ sismica italiana e’ molto forte soprattutto nei territori appenninici – ha sottolineato Calcagni’ – ma anche nelle altre zone, ed e’ causata essenzialmente dalla particolare posizione geostrutturale della nostra penisola, collocata in pieno nelle zone orogenetiche attuali tra le superplacche africana ed euroasiatica; dalla sua relativa “giovinezza” geologica e morfologica; dalla sua diffusa “fragilita'” litologica per la grande presenza, in Appennino, di sedimenti terrigeni spesso caoticizzati dalla loro travagliata genesi ed in pianura da sedimenti spesso soffici e in falda”.