Vino, gli esperti sulla vendemmia 2014: “non è da sogno ma neanche una tragedia”

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La vendemmia 2014, tra le più complesse degli ultimi anni, e che molti paragonano alla 2002, è ormai nel vivo. Con molti bianchi e varietà rosse precoci in cantina, e quelle tardive che sono nelle settimane decisive. In generale, sulla qualità, bene il Sud, in bilico il Centro, più in difficoltà il Nord. Ma, ancora, è difficile fare stime più precise, anche se una cosa è certa: non sarà una grande annata, e le eccellenze saranno rare più che mai. Ma, d’altro canto, non sarà neanche la tragedia da più parti annunciata dopo le più che abbondanti piogge estive. Ecco la lettura che, a WineNews, hanno dato i più importanti consulenti enologi del Belpaese. Per Riccardo Cotarella, il più celebre degli enologi italiani e presidente Assoenologi, ”il Nord, in generale, è sicuramente quello più in difficoltà. Al Centro, molto dipende da come sono state condotte le vigne, tanto che ci sono differenze enormi tra produttore e produttore, ma di certo non è il caso di aspettarsi cose eccellenti. Più positive, dal punto di vista della qualità, le cose al Sud. In generale – aggiunge Cotarella – sui bianchi, che sono ”figli della polpa”, ci sono anche cose molto buone, con una bella aromaticità. Il problema è più sulle varietà rosse, anche dove non ci sono problemi di marciume le bucce ormai sono assottigliate e non reggono più. Qualcosa di buono ne uscirà comunque, ma escluderei le eccellenze, saranno rare come le mosche bianche”.

Più possibilista Carlo Ferrini, enologo di fama internazionale che lavora con aziende del prestigio di Casanova di Neri e Castello Romitorio a Montalcino, Tasca d’Almerita in Sicilia e San Leonardo in Trentino: ”sono molto contento se parlo del Sud Italia, in Sicilia dal punto di vista della qualità si può parlare di vendemmia straordinaria, per essere chiari. Al Centro, la situazione è più in bilico. Di certo le cose non andranno benissimo, alla fine, ma devo dire che siamo nettamente al di sopra delle aspettative negative di qualche settimana fa”. “In zone come Montepulciano in Toscana, per esempio, sono molto belli i Merlot. Ma è ancora una vendemmia lunga, se il tempo regge. Stiamo aspettando i primi Sangiovese, che ancora nelle zone più alte di Montalcino e Chianti Classico non sono perfettamente maturi. Le previsioni meteo per i prossimi dieci giorni sono belle, speriamo siano confermate, perché siamo davvero sul filo del rasoio. Spostandoci più a Nord, invece, la situazione in Veneto, Trentino e Alto Adige è decisamente più complessa”. Ad approfondire il discorso sul Nord è Giuseppe Caviola, uno dei più affermati enologi piemontesi ed italiani: ”parto dal mio Piemonte, dove abbiamo finito le varietà più precoci come il Dolcetto, scarso in quantità ma con pochi problemi di sanità, e che darà un meno strutturato delle annate precedente, che per la tipologia non è un male, con profumi e colori interessanti. Stiamo aspettando per le varietà più tardive: il Nebbiolo, se si pensa a come è andata l’annata, promette bene, soprattutto se il tempo volge al bello, non ci sono grossi problemi di marciume e botrite per i produttori che hanno gestito bene lavoro in vigna, non solo con il diradamento, che è stato fondamentale, ma anche tenendo i grappoli separati tra loro. E devo dire che i dati delle prime campionature sono incoraggianti, il potenziale è di 13 gradi, quindi non male”.

“Non si può parlare di grande annata, ovviamente, ma le prospettive sono interessanti. Guardando alla Barbera, uve generalmente belle in Monferrato, situazione più eterogenea nelle Langhe. Guardando al resto del Nord, la situazione è più difficile, soprattutto nel Nord Est e in Veneto in particolare, le zone più flagellate da marciume e botrite. In Trentino, parlando di bianchi, invece, i Pinot e lo Chardonnay, dai primi assaggi in vasca sembrano avere buona ricchezza di zucchero, acidità e profili aromatici interessanti, e mi auguro che venga fuori anche la mineralità”. “Scendendo, in Toscana il Sangiovese – spiega Caviola – ancora non è pronto nelle zone più fresche, ma è ancora abbastanza sano, anche se è difficile dire come saranno le cose finché l’uva non sarà in cantina. Mentre in zone più calde, come Suvereto, ci sono Merlot e Cabernet molto belli, Vermentini interessanti, come pure in Sardegna. Ora sono in partenza per la Sicilia, dove lavoro nella zona di Noto e Pachino, e devo dire che ci sono varietà come Syrah, Merlot e Grillo che promettono molto bene”. Rimanendo al Sud, è Luigi Moio, produttore (Quintodecimo, in Campania), enologo e docente all’Università Federico II di Napoli, a fare un quadro della situazione: ”in Irpinia, ancora non abbiamo praticamente iniziato, ma per chi ha salvato le uve potrebbe essere davvero una buona annata, le cose sembrano positive, e se il tempo regge così bello fino alla prima metà di ottobre, potremmo avere sorprese davvero positive dai nostri vitigni tardivi. Ora dipende solo dal tempo, in vigna quello che si doveva e poteva fare è stato fatto. La raccolta è cominciata invece nel beneventano, ma la qualità è ancora da valutare. Parlando di varietà, il Primitivo nella zona del Cilento è già stato raccolto, si sta vendemmiando l’Aglianico, con buone acidità, così come i bianchi. Dando un’occhiata alla Puglia, invece, in generale, quali sono stati i problemi lo sappiamo, e chi è stato fortunato ha portato in cantina il possibile, magari uve non perfettamente mature ma più sane. E quindi avremo vini non eccellenti, ma corretti, magari con qualche grado in meno e più scarichi di colore del solito”.

”Non sarà ovviamente la vendemmia del secolo, ma neanche la tragedia che sembrava annunciata in agosto – aggiunge Valentino Ciarla, attivo soprattutto al Centro – direi un’annata dove si è dovuto giocare in difesa, per usare una metafora calcistica. In molte zone per arrivare a livelli di qualità accettabili si sono dovute abbassare di moto le rese. Diciamo che alla fine verranno fuori vini di buona qualità, ma magari da consumare più giovani del solito, da non tenere 20 anni in cantina, per capirsi”. ”Difficile generalizzare, ma se dovessi sintetizzare al massimo, direi che sarà un’annata che valorizzerà la viticoltura estrema, penalizzerà decisamente il biologico più ”talebano” e, dove il lavoro dell’uomo avrà fatto la differenza, sarà una vendemmia all’insegna dell’eleganza, non di certo dell’opulenza”: chiude il winemaker Roberto Cipresso. Che aggiunge: ”più che mai in un’annata come questa siamo in una situazione a macchia di leopardo. In generale, zone come la Valpolicella e i Colli Berici sono i più in difficoltà, anche per la grandine. Per il resto, in molte zone ci sono fenomeni di gigantismo, con grappoli e acini più grossi del normale, e con un rapporto polpa/buccia molto più sbilanciato sulla parte liquida. Le cose migliori le otterrà chi ha avuto il coraggio di ridurre molto i carichi di uva”.

 

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