Allarme antiaereo e allarme idrogeologico immediato: 2 sistemi per difendere i cittadini dagli “attacchi dal cielo”

MeteoWeb

Durante la seconda guerra mondiale dal cielo arrivavano gli attacchi degli aerei nemici; ora dal cielo giungono sempre più frequentemente attacchi micidiali da parte degli spietati meteoserialkiller rappresentati dai nubifragi rilasciati dai cumulonembi.
In periodo bellico non si potevano evitare i raids dei bombardieri nemici e i danni delle bombe; oggi non si possono eliminare le perturbazioni atmosferiche portatrici di cumulonembi e nubifragi e i disastri che ne conseguono nelle aree urbanizzate troppo disinvoltamente sconvolgendo l’assetto idrogeologico ed idraulico originario.
Almeno, però, si possono evitare le vittime?
10717470_722746511136633_1428911884_nDurante la guerra era stato organizzato un sistema di Allarme Antiaereo per ridurre i danni alla popolazione dei bombardamenti nemici: avvistatori dislocati sulle rotte degli aerei nemici individuavano i bombardieri prima che arrivassero sugli obiettivi civili e militari e lanciavano l’allarme antiaereo un poco prima dell’inizio dei bombardamenti in modo che i cittadini si rifugiassero nei ricoveri già organizzati nelle aree urbane. Cessato l’attacco nemico veniva segnalato il cessato allarme e la vita riprendeva.

E’ evidente che oggi, invece di continuare ad aspettare inermi gli “attacchi” dei “meteoserialkiller” occorre organizzare una valida difesa passiva consistente in un Sistema di Allarme Idrogeologico Immediato per difendere, almeno, i cittadini.
Gli “attacchi” più pericolosi dei cumulonembi si verificano prevalentemente tra fine agosto e dicembre e in primavera: ogni anno e anche più volte in un anno. Si verificano anche in bacini idrografici di limitate dimensione (da qualche decina ad alcune centinaia di ettari) come quelli del Rio Fereggiano (circa 375 ettari) a Genova, di Vernazza e Monterosso nelle Cinque Terre, ecc.. Per fare un esempio nel 2014 ricordiamo i disastri dell’inizio di settembre nel Gargano e dell’inizio di ottobre a Genova.
Ricordiamo anche che i cumulonembi e i nubifragi che da essi possono essere rilasciati non si possono prevedere con certezza in anticipo come dimostrato dal “fiasco” delle previsioni meteo circa il disastro del 9 ottobre a Genova!
Oggi si ha la possibilità di individuare in anticipo una fascia di territorio sulla quale insisteranno condizioni meteo atte ad innescare cumulonembi e nubifragi: niente di più!
C’è la concreta possibilità di individuare la ristretta fascia di territorio (di solito ampia da circa 5 a poco più di 10 km) nella quale è iniziato l’ “attacco” da parte di nubifragi dopo pochi minuti che il fenomeno è iniziato tramite pluviometri in grado di registrare l’entità delle precipitazioni ogni due-tre minuti dal momento che la curva pluviometrica ne consegue acquisisce una inconfondibile morfologia sub verticale, come agevolmente verificabile confrontando i grafici relativi ai vari nubifragi che hanno seminato danni e vittime negli ultimi anni.
Le ricerche effettuate nelle aree devastate dai nubifragi hanno evidenziato che dopo l’inizio dei nubifragi trascorrono decine di minuti prima che i flussi invadano le aree urbane. Per fare un esempio, l’esondazione del Rio Fereggiano a Genova durante il nubifragio del 9 ottobre 2014 è avvenuta circa due ore dopo che l’evento piovoso tra le 20 e le 22 era iniziato.
L’inizio della verticalizzazione della curva pluviometrica corrisponde all’avvistamento degli aerei nel cielo nei pressi degli obiettivi da bombardare.
L’individuazione sul nascere del nubifragio che può innescare flussi idrici e detritici eccezionali nei bacini idrografici di piccole dimensioni e che possono invadere rovinosamente le aree urbane rappresenta il momento in cui deve essere lanciato l’Allarme Idrogeologico Immediato.
E a questo punto che deve accadere?
Naturalmente l’acqua precipitata abbondantemente (durante il nubifragio del 4 novembre 2011 a Genova caddero 181 mm di acqua in un’ora, evento che rappresenta il record italiano) sulla superficie del suolo tende inevitabilmente a concentrasi nelle depressioni scorrendo con portate progressivamente superiori verso valle. E’ costretta, quindi, a seguire “vie obbligate” agevolmente individuabili preventivamente. C’è la concreta possibilità, pertanto, di individuare e delimitare le zone naturali e urbanizzate che possono essere percorse da flussi di piena che possono risultare devastanti in aree urbane come tragicamente dimostrato da vari eventi luttuosi accaduti negli ultimi anni in varie parti d’Italia (Sardegna, Liguria, Toscana, Sicilia, Campania, Puglia, Calabria ecc.).
Conseguentemente è possibile preventivamente individuare anche le zone “sicure” dove i cittadini si possono “rifugiare” avendo a disposizione da varie decine di minuti ad alcune ore di tempo.
Questi, schematicamente e sinteticamente, sono gli elementi base su cui devono essere elaborati adeguati e puntuali piani di protezione dei cittadini a scala locale e di bacino idrografico.
Tali piani vanno attivati appena diramato l’Allarme Idrogeologico Immediato!
Per fare un esempio, durante il nubifragio avvenuto a Genova tra le 20 e le 22 circa del 9 ottobre 2014, l’allarme si sarebbe potuto lanciare (disponendo del Sistema di Allarme Idrogeologico Immediato) entro le 20,15 circa appena verificata la verticalizzazione della curva pluviometrica; vale a dire oltre due ore di tempo prima che avvenisse l’esondazione del Rio Fereggiano all’imbocco dell’alveo coperto dove il 4 novembre 2011 era avvenuta la disastrosa esondazione che causò ben 6 vittime, dopo quasi cinque ore che era iniziato il nubifragio.
E’ triste constatare che i responsabili delle istituzioni che devono salvaguardare l’incolumità dei cittadini non abbiano ancora “digerito” che questa è l’unica soluzione che può evitare nuove vittime dagli “attacchi dei meteoserialkiller”. E’ agevolmente, rapidamente ed economicamente attuabile in attesa che si progettino e realizzino alcuni interventi strutturali solo in alcune aree e non certamente nelle migliaia di situazioni sparse in tutta Italia simili a quella di via Fereggiano.
Puntare solo sulle grandi opere non vuol dire fornire un rapido contributo alla sicurezza di tutti i cittadini esposti ai “meteoserialkiller”.
Significa investire enormi cifre di denaro pubblico per realizzare solo alcuni interventi che comunque, senza un adeguato sistema di Allarme Idrogeologico Immediato, non garantirebbero una diffusa sicurezza.
Il Sistema di Allarme Idrogeologico Immediato a scala locale e di bacino idrografico deve essere previsto con legge nazionale comprendente obbligatoriamente il piano di protezione dei cittadini anche per i bacini urbanizzati di limitate dimensioni (da alcune decine ad alcune centinaia di ettari).

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