«La colpa non è solo dei cambiamenti meteo climatici. Il problema centrale è la gestione del territorio». La Toscana che frana, le alluvioni, i morti, non tutto riconducile alla natura, ma anche in maniera pesante alla mano dell’uomo. Lo ha detto Francesco Ceccarelli, vicepresidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana e coordinatore della commissione Protezione Civile OGT, nella conferenza stampa che si è tenuta stamani a Firenze su prevenzione, delocalizzazione, burocrazia, opere non realizzate, e situazione idrogeologica della regione.
Per Ceccarelli, «Dobbiamo metterci in testa che il rischio zero non esiste. Manca una pianificazione territoriale accurata e mancano piani di protezione civile accurati. E la prima prevenzione si fa con la conoscenza del territorio per capire e valutare i rischi. Poi con i piani di protezione civile per informare la popolazione su cosa fare con quei rischi. Occorrono campagne di comunicazione scuola per scuola, condominio per condominio». La presidente dell’Ordine, Maria Teresa Fagioli ha indicato che «la politica deve intervenire pesantemente, anche con scelte dolorose. È importante conoscere il territorio, avere sensibilità del territorio, comunicare con la popolazione il grado di rischio. Vaste zone della Toscana ancora una volta hanno subito i devastanti effetti delle intense piogge che hanno colpito gran parte della costa e dell’immediato entroterra. Ancora morti, allagamenti e conseguenti danni. La beffa è che vengono colpite zone già precedentemente danneggiate».
Per il presidente Fagioli, «Prevenzione, manutenzione del territorio sono ancora scarse, ma il problema vero, riguarda la cultura del territorio. Non è infatti adeguatamente percepita la dimensione del problema del rischio idrogeologico a tutti i livelli dai privati cittadini agli amministratori locali. Le risorse che vengono impegnate per la sicurezza del territorio sono di conseguenza esigue, sporadiche e drammaticamente insufficienti».
Collaborazione con i cittadini, premi a chi interviene. Se le risorse sono scarse e insufficienti, occorre coinvolgere il cittadini premiandoli. «Se un privato ha una frana e la mette a posto, – continua Ceccarelli – deve essere premiato o con una riduzione delle tasse, una possibilità di ampliamento, qualcosa che premi la messa in sicurezza. Oggi se hai un frana o abiti in una zona alluvionabile rischi di dover solo pagare, ti mettono il vincolo e sei rovinato. Ecco perché nessuno dice niente, esiste una sorta di omertà, ecco perché nei piani regolatori non ci sono mai osservazioni di carattere geologico».
Quali interventi. Su cosa serva fare adesso non è facile stilare una lista. Mauro Chessa, presidente della Fondazione dei Geologi della Toscana, ricorda come «ci sono anni di mancanza di interventi. Adesso le opere servono per mitigare, ma occorre prevenire. E quello che serve e che oggi manca è la cultura di gestione del territorio. Certo, intervenire in situazioni di emergenza è più gratificante, in termini di immagine e in appalti. La prevenzione non si vede».
Il caso della Maremma. La situazione in Maremma l’ha descritta Fabio Martellini consigliere dell’OGT per la provincia di Grosseto.? Per Martellini «l’uomo ha peccato di presunzione, ha agito sul territorio non tenendo conto della natura. E se ne vedono gli effetti, il territorio non ne può più».
Il ruolo dei geologi. In tutto questo quadro emerge il ruolo del geologo. «Siamo una specie in via di estinzione», ha commentato ironicamente la presidente. «è un figura che manca in quasi tutte le amministrazioni, si pensa di far fare la tutela del paesaggio ad altre figure. Non c’è la giusta valorizzazione del nostro ruolo».