Il viaggio da Roma a Perth spaventa, anche se non si ha mai avuto paura di volare. Quasi 19 interminabili ore di volo, oltre 13 mila chilometri, di cui 9 mila sull’Oceano Indiano. Un’immensa distesa di acqua piatta; sembra di non arrivare mai? viaggiando a oltre 10 chilometri dalla superficie terrestre. Dopo 5 film, un libro, un giornale e pasti poco digeribili eccola lì, l’Australia, per me terra così sconosciuta quanto familiare. Il viaggio è strettamente di lavoro, poco il tempo per girare, per fare la turista. L’emozione però è forte quasi come quella di tornare a casa dopo mesi e mesi che si è via. Mia madre è australiana, io sono australiana grazie a lei. Viaggio da cittadina senza mai aver toccato quella terra rossa che inevitabilmente ti resta dentro. ?
?Quando mi è stato proposto di seguire come giornalista per l’Istituto Nazionale di Astrofisica l’Engineering Meeting sullo Square Kilometre Array, non ho potuto dire no e sono partita.
L’Australia è una terra che lascia spiazzati se si ha l’occasione di visitarla. Tanti sono i posti da vedere, tante le città, i musei, ma niente è come l’outback. L’Australia è un paese immenso (pensate che è il sesto più esteso nel mondo), ma è decisamente poco popolato. Le aree interne, forse anche per questo motivo, sono quelle più affascinanti. Il mio brevissimo viaggio nel deserto australiano inizia da Geraldton, piccola cittadina nel Western Australia a oltre 400 chilometri da Perth. Da lì ci si può spostare solo in auto. Dopo un’ora di viaggio ci si imbatte nell’ultimo centro abitato, Mullewa, una cittadina di minatori e allevatori che non ha nulla da invidiare ai set dei classici western hollywoodiani, in chiave moderna. La tappa finale del mio viaggio è ben precisa: visitare il Murchinson Radio Observatory (MRO), uno dei due siti che ospiteranno le antenne di quello che sarà il più grande network di radiotelescopi del mondo. Oltre al Sudafrica, infatti, il Western Australia è stato scelto dalla SKA Organisation per portare avanti quello il progetto di radioastromia attualmente più avanzato del mondo dal punto di vista tecnologico e scientifico.
Il sito si trova in una zona desertica a 800 chilometri da Perth: l’area è particolarmente adatta a progetti di radioastronomia come SKA perché è poco popolata e, quindi, pochi sono i segnali radio artificiali che possono interferire con le osservazioni. L’obbligo di rispettare il silenzio radio (spegnendo del tutto anche i telefoni cellulari) deve essere rispettato già da centinaia di chilometri prima dell’arrivo al sito.
Da subito il paesaggio cambia. Dopo pochi chilometri non c’è più nulla che ricordi il mare, né uno strido di gabbiano, né l’odore dei porti che delimitano, come una protezione, tutta l’Australia costiera. Dopo pochi chilometri la terra, rossa e calda, entra nel naso, nella testa, nella bocca. E’ difficile descriverne l’odore. E’ acre, forte, ma allo stesso tempo, se siete amanti della natura più estrema, è una sensazione che può rilassare. Più ci si inoltra nell’interno e più la vegetazione e il cielo cambiano. Sembra strano dirlo, ma anche il cielo è diverso in luoghi come questo. La natura è brulla, il terreno è particolarmente arido e per questo gli arbusti sono bassi, le foglie molto sottili e strette. E’ tutto incontaminato, non proprio come gli aborigeni lo hanno consegnato alle generazioni contemporanee, ma da europea residente a Roma quello che vedevo era sicuramente il nulla. Il nulla per chilometri e chilometri. Un nulla che però dà una sensazione di pace, nonostante i 40 gradi all’ombra.
La regione del Murchinson è conosciuta da tutti come la miniera d’oro del Western Australia. Per secoli i minatori hanno scavato la terra rossa in cerca anche di argento, opali, zirconi naturali e altri minerali. Ed è qui che l’Australia conserva le rocce più antiche della Terra (4,4 miliardi di anni).
Passare un intero pomeriggio nel deserto non è facile, il caldo è soffocante (nonostante sia inizio primavera), bisogna bere molto. Camminare sotto il sole a picco è faticoso, ma ne vale la pena. Le fotografie scattate nella mia mente sono meravigliose. I colori mozzafiato. Tutta la fatica fatta di giorno viene ripagata, anche di notte. Il cielo australiano, dopo il tramonto, è uno spettacolo unico. La Luna è al contrario (ricordate che siamo nell’emisfero australe), le stelle sembrano più vicine, luminose come solo al buio possono essere.
Si può distinguere a occhio nudo senza grandi difficoltà ogni costellazione. Si può contare ogni stella della Via Lattea. E per chi viene dall’altra parte del globo, da una grande e frenetica città come Roma non è un’esperienza di tutti i giorni. Quanti di voi possono dire di riuscire a osservare il cielo nella sua maestosa oscurità? Dalle nostre case in città è quasi impossibile, troppi lampioni, troppe luci, troppo inquinamento.
Ecco, questo riporto con me in Italia. Non una settimana densa di appuntamenti di lavoro e di riunioni interminabili. Non un sacchetto pieno di calamite che qualche mio amico attaccherà al frigorifero. Ho deciso di portarmi dietro quelle stelle, quella Luna, quella terra rossa, quei sassi quasi trasparenti per quanto sono puri. L’Australia ti resta dentro.