Depressione invernale: più vulnerabili per colpa della biochimica

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inverno2Anche se quest’anno il meteo sembra più estivo che autunnale, la stagione fredda alle porte può rivelarsi deprimente per qualcuno. A confermare l’esistenza del ‘winter blues’ è uno studio dell’University of Copenhager, che ha scoperto anche come a rendere le persone più vulnerabili sia un delicato meccanismo biochimico. Tutto sta nella regolazione della serotonina, l’ormone delle coccole: le persone che soffrono di ‘seasonal affective disorder’, ovvero di depressione stagionale, mostrano significative differenze nel modo in cui regolano la serotonina, rispetto alla maggioranza della popolazione. Lo studio, che viene presentato al Congresso dell’European College of Neuropsychopharmacology (Ecnp) in corso a Berlino, contribuisce a far luce su un fenomeno che inizia a manifestarsi in autunno, quando i livelli di luce diurna si riducono. Per chi vive in Nord Europa (Scandinavia, ma anche Mosca o Glagow) il winter blues colpisce una persona su 6. I ricercatori hanno scannerizzato 11 pazienti e 23 soggetti sani usando la Pet. Così il team ha ‘fotografato’ le differenze nei livelli della proteina Sert (trasportatrice di serotonina) in estate e in inverno. In particolare, le vittime di depressione invernale avevano livelli più alti di Sert nei mesi freddi, cosa che porta a una maggior rimozione di serotonina in inverno. E l’umore ne risente. Questo neurotrasmettitore è infatti centrale per il buonumore. “Crediamo di aver scoperto che l’interruttore che il cervello accende quando deve adattare la serotonina alla stagione che cambia”, commenta Brenda Mc Mahon, responsabile della ricerca. Il Sert e il suo diverso funzionamento è alla base del winter blues: “La luce del sole tiene naturalmente bassa l’attività di questa proteina, ma quando le notti si allungano in autunno il livello di Sert aumenta, traducendosi in una diminuzione dei livelli di serotonina attiva”. In media, i pazienti con disordine stagionale dell’umore hanno il livelli di Sert più alti del 5% in inverno rispetto all’esteta, mentre nei soggetti sani non ci sono differenze significative”.

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