A seguito dell’incontro dell’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) sull’accesso e il finanziamento dei vaccini per l’ebola, che si e’ svolto la scorsa settimana, l’organizzazione medico-umanitaria Medici senza frontiere (Msf) e’ tornata a chiedere che siano realizzati tempestivamente i piani per fornire vaccini e trattamenti agli operatori impegnati in prima linea contro il virus. Servono – si legge in un comunicato dell’organizzazione – subito investimenti e incentivi significativi per accelerare questo processo. “L’Oms ha affermato che le persone che stanno combattendo l’epidemia saranno tra le prime a testare i vaccini e i trattamenti contro l’ebola: e’ esattamente il messaggio che volevamo sentire”, ha dichiarato Bertrand Draguez, direttore medico di Msf. “Ora e’ necessaria un’azione urgente per veder realizzate quelle promesse in Africa occidentale nel piu’ breve tempo possibile. A quest’azione deve seguire la distribuzione massiccia dei vaccini alla popolazione, non appena la loro efficacia sara’ stata provata”, ha aggiunto. Il personale che dovrebbe avere la priorita’ nel testare i vaccini, secondo Msf, include gli operatori sanitari, gli operatori presso le comunita’ e tutte le persone che supportano la risposta all’epidemia, come gli addetti all’igiene, gli autisti delle ambulanze, i promotori della salute, le persone che tracciano i contatti e gli addetti ai funerali. Anche il personale medico che non si occupa direttamente dell’ebola ma fornisce cure per altre malattie dovrebbe ricevere i nuovi vaccini in via prioritaria. Sebbene i vaccini per l’ebola fossero il tema principale dell’incontro dell’Oms, anche i nuovi trattamenti e gli strumenti diagnostici per la malattia sono necessari e urgenti per far si’ che le persone coinvolte nella lotta all’ebola possano lavorare in modo efficace ed efficiente. “E’ cruciale anche la rapidita’ con cui vengono sviluppati e diffusi trattamenti sicuri ed efficaci”, ha aggiunto Draguez, secondo il quale “oggi i medici e gli infermieri che lavorano contro l’ebola sono sempre piu’ frustrati perche’ non hanno cure da offrire per una malattia che uccide fino all’80 per cento dei loro pazienti”. La riunione presso l’Oms a Ginevra, presieduta dal direttore generale Margaret Chan, ha visto la presenza di rappresentanti d’alto livello dei governi, dell’industria, dei donatori, dei ricercatori medici e delle organizzazioni di soccorso. Tra gli argomenti trattati, la progettazione, l’implementazione, i canali di regolamentazione, il finanziamento e gli incentivi per i nuovi vaccini. Msf, che era presente alla riunione, questa settimana ha dimesso il suo millesimo paziente sopravvissuto alla malattia. Essendo stata la prima organizzazione a rispondere all’epidemia in Africa occidentale, fin da marzo 2014, Msf ha deplorato la mancanza di decisioni concrete nel corso dell’incontro e ha avvertito i delegati che non potranno sottrarsi alle loro responsabilita’. Vaccini e trattamenti che potrebbero rappresentare il punto di svolta in questa epidemia sono assolutamente necessari, ma le promesse fatte sul dispiegamento di risorse – fondamentali in questa fase – ancora tardano a concretizzarsi. Nel frattempo Msf ha confermato che uno dei propri operatori internazionali recentemente rientrato dalla Guinea e’ risultato positivo al virus ebola. L’operatore, un cittadino statunitense, e’ stato messo in isolamento giovedi’ 23 ottobre al Bellevue Hospital di New York, dopo aver sviluppato la febbre. Come prescritto dalle specifiche linee guida che Msf fornisce a tutti i propri membri al rientro dalle missioni sull’ebola, l’operatore portava avanti il regolare monitoraggio delle proprie condizioni di salute e non appena ha sviluppato i primi sintomi lo ha riferito immediatamente a Msf. Il Dipartimento della Salute e igiene mentale della citta’ di New York e’ stato immediatamente informato e coinvolto nella gestione del caso. Nella tarda serata di giovedi’ i primi test di laboratorio hanno confermato che si trattava di ebola. Appena ha sviluppato la febbre, l’operatore e’ stato immediatamente isolato e riferito al Bellevue Hospital. Finche’ un paziente non sviluppa i sintomi, precisa l’organizzazione, il rischio di contagio e’ praticamente nullo. Le circostanze del contagio non sono ancora state determinate e sono in corso gli accertamenti da parte di Msf, secondo le procedure standard per la gestione di questi casi. Dal mese di marzo tre operatori internazionali di Msf e 21 operatori locali si sono ammalati mentre combattevano l’epidemia di ebola in Guinea, Liberia e Sierra leone e 13 di essi sono morti. Le indagini di accertamento hanno mostrato che finora la maggior parte dei contagi e’ avvenuta al di fuori delle strutture mediche di Msf.