Nel pomeriggio di lunedi 13 ottobre 2014 parte della città di Parma è stata inondata dall’acqua esondata, nella prima periferia sud ovest della città, dal torrente Baganza. Numerosi ponti cittadini sono stati chiusi al traffico per ore e riaperti intorno alle 20. Crollato il ponte pedonale della Navetta. La zona più critica è stata quella intorno a via Po dove l’acqua e il fango hanno raggiunto i piani bassi delle abitazioni fino alla barriera Bixio. Sgomberato l’ospedale delle Piccole figlie: i pazienti sono stati trasferiti all’ospedale Maggiore.
Naturalmente è scoppiata la polemica che fa esplodere l’assurda organizzazione antidiluviana, tipica dell’epoca dei tamtam e non della moderna società supertecnologica a …banda larga e altro ma di …corto cervello!
Cosa è successo! Sabato 11 la Protezione Civile ha inviato un fax alla Prefettura di Parma, la quale lo ha inoltrato al Comune emiliano, in cui si chiedeva l’attivazione della fase di attenzione per condizioni meteo avverse fino a martedì.
Il sindaco era a Roma per la tre giorni del Movimento Cinque stelle al Circo Massimo e il documento, come si vede dai timbri, è stato protocollato in Comune solo lunedì, a poche ore dall’esondazione del Baganza.
Il Comune di Parma ha precisato che ”il sindaco è stato informato personalmente della gravità del fenomeno in atto, per la prima volta, da una comunicazione telefonica del Capo di Gabinetto della Prefettura, pervenuta alle ore 16,25 del lunedì 13 ottobre e che gli uomini della protezione civile comunale già nel primo pomeriggio di lunedì erano sul posto per monitorare la situazione e per chiudere i ponti, evacuando per primo quello ciclo-pedonale della Navetta invaso da curiosi e fotografi improvvisati”.
Il sindaco di Parma ha precisato che ”Di fax di questo tipo ne arrivano decine ogni anno. Era la 144/a comunicazione del genere del 2014”.
Il caso è oggetto di polemica “parapolitica”.
Interessa richiamare l’attenzione sull’aspetto più preoccupante che riguarda le azioni delle Istituzioni Superiori come, Protezione Civile Nazionale e Prefetture, che attualmente (vedi Genova 9 ottobre e Parma 13 ottobre 2014) attuano per tutelare la sicurezza dei cittadini, emettendo avvisi e preallarmi troppo generici e ripetitivi e la antidiluviana organizzazione tesa a monitorare e valutare gli eventi piovosi e le loro conseguenze sulla superficie del suolo a scala locale e a scala di bacino idrografico.
E’ evidente che è una organizzazione che non funziona! Che si affida ancora ai fax per le comunicazioni di strategica importanza! In relazione ad avvenimenti idrogeologici che si possono verificare con rapidità, che devono essere individuati e valutati in tempo reale e che richiedono la immediata attivazione di piani di protezione dei cittadini (a scala locale e di bacino idrografico).
Una organizzazione che deve basarsi sul controllo continuo dei sistemi di difesa fluviale e torrentizia e sulla loro continua manutenzione. Che deve basarsi sulla conoscenza di tutti gli alvei strada esistenti nelle aree urbane piccole e grandi e sul loro stato di funzionamento e manutenzione.
Il sindaco di Parma non avrebbe potuto impedire l’esondazione del Baganza: quest’ultima si sarebbe potuta evitare se gli addetti al funzionamento e sicurezza dell’alveo avessero individuato eventuali tratti critici delle difese fluviali e avesse provveduto in tempo all’adeguamento.
Il sindaco non avrebbe potuto evitare i danni ai beni privati e pubblici. In base a quanto dichiarato il personale della protezione civile comunale è stato attivo nelle fasi precedenti e durante l’inondazione per evitare danni ai cittadini.
Più di questo non si poteva fare.
Bisogna partire da questi disastri di Genova e Parma per modernizzare, qualificare e rendere efficaci i sistemi di monitoraggio ambientale e dei fenomeni piovosi significativi a scala di bacino idrografico e locale.
Oltre agli avvisi che la Protezione Civile Nazionale emette con anticipo di avverse condizioni meteo, a scala di bacino idrografico, e quindi in relazione al territorio vasto nel quale si trova un comune a valle come è il caso di Parma, si deve avere a disposizione una rete di pluviometri adeguatamente ubicati e funzionanti che siano in grado di rilevare in tempo reale il quantitativo di acqua che sta precipitando sulla superficie del suolo. Quest’acqua, inesorabilmente, inizierà a defluire verso i fondo valle e verso la sottoastante pianura impiegando un certo tempo noto. Dopo l’avviso della Protezione Civile Nazionale è perfettamente possibile tenere sotto controllo quanto accade in tempo reale, prevedere le portate sempre crescenti dei flussi idrici e fangosi che si innescano e che stanno dirigendosi verso la pianura e verso i territori comunali nella zona di raccordo tra collina e area pianeggiante come è il caso di Parma.
I comuni poi devono organizzarsi con una rete di monitoraggio delle precipitazioni in tempo reale, collegata a quella di bacino idrografico, per tenere sotto controllo quello che avviene in eventuali bacini idrografici di dimensioni variabili da alcune decine ad alcune centinaia di ettari incombenti direttamente sull’area urbana, qualora questa venga interessata da un nubifragio rilasciato da cumulonembi.
I dati relativi alle precipitazioni e ai deflussi negli alvei, a scala di bacino idrografico e locale, devono servire per l’applicazione dei piani di protezione dei cittadini.
E’ evidente che le comunicazioni e trasmissioni di dati devono avvenire con sicurezza sempre e con qualsiasi condizione meteo e che devono essere dotati di sistemi di alimentazione energetica autonomi.
In pratica, ogni comune ed ogni bacino idrografico deve dotarsi di un sistema di allarme idrogeologico immediato in modo da avvertire in tempo reale e per tempo i cittadini circa eventuali eventi eccezionali.
Tali sistemi devono essere sperimentati con la popolazione e devono essere messi in preallarme in relazione alle comunicazioni, ovviamente non solo con i fax ma con tutti i mezzi oggi disponibili, quando si individua la possibilità che un territorio possa essere interessato anche da eventi piovosi ed idrogeologici estremi.
In tal modo è possibile tenere sotto controllo, in tempo reale, l’evoluzione dei fenomeni e fare scattare con sicurezza i necessari allarmi nelle zone che motivatamente possono essere interessate da fenomeni come quelli di Genova e di Parma, rispettivamente del 9 e 13 ottobre 2014.