L’uragano Gonzalo, l’onda record di Alghero e i fenomeni meteo sempre più estremi nel Mediterraneo

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stormL’arrivo dell’uragano Gonzalo sull’Italia e nel Mediterraneo è un evento climatico straordinario e senza precedenti nella storia, non tanto per gli effetti dei fenomeni di maltempo che stanno imperversando in queste ore sul nostro Paese (che sono comunque estremi e purtroppo hanno anche provocato vittime, ma non differiscono da altre ondate di maltempo italiane), quanto invece per l’evoluzione meteorologica che ha portato una simile tempesta ad attraversare un oceano e colpire con violenza due continenti come mai era accaduto in precedenza. Gli effetti al suolo non sono molto differenti da altre violente ondate di maltempo che ogni anno colpiscono l’Italia, o dai “Medicanes”, i cicloni mediterranei che seppur raramente, da sempre si formano nelle acque intorno all’Italia.

Stavolta, invece, è arrivata una tempesta direttamente dall’oceano Atlantico, pur affievolita, con effetti distruttivi dapprima sulle isole Britanniche, poi in Europa e sui Balcani, adesso in Italia ed è grande l’attenzione su Grecia e Turchia dove nel weekend Gonzalo potrebbe ritrovare quelle caratteristiche tropicali che ha perso indebolendosi nel nord Atlantico dove le acque del mare erano molto più fredde rispetto a quanto non siano adesso quelle del Mediterraneo, dove la tempesta si sta nuovamente intensificando.

Intanto, nell’attesa dei fenomeni di maltempo estremo che continueranno a verificarsi oggi e domani nelle Regioni meridionali, bisogna segnalare come la giornata di ieri – mercoledì 22 ottobre – sia ormai entrata di diritto negli annali della meteorologia del nostro Paese. Con un’onda alta 16,8 metri (e tante altre di 14-15 metri) misurata dalla boa della Rete Ondametrica Nazionale dell’ISPRA, è stato battuto il precedente record che era molto recente e risaliva al “Super-Ciclone” che appena un anno fa, il 1° dicembre 2013, ha colpito il mar Jonio con un’onda di 11,8 metri al largo di Crotone, in Calabria. Il precedente record risaliva a pochi giorni prima in Sardegna ed  era stato misurato a Capo Caccia l’11 novembre 2013, durante la “Tempesta di San Martino” (10,5 metri). Quello di ieri ad Alghero, quindi, è un record storico nazionale: mai in Italia era stata misurata un’onda così alta da quando, e cioè da oltre 40 anni, esistono i rilevamenti ufficiali con le boe al largo dei vari porti nazionali. Le tre onde più alte, quindi, sono state registrate negli ultimi 11 mesi: un dato che deve far riflettere.

I fenomeni meteorologici estremi nel Mediterraneo sono sempre più frequenti. I dati sono eloquenti ed è un’evoluzione preoccupante, che però conferma tutte le previsioni degli scienziati e dei climatologi che analizzando i cambiamenti climatici in atto, si sono negli ultimi decenni spaccati a metà sulle cause di questi cambiamenti (colpa dell’uomo o naturali?) e sull’andamento delle temperature (global warming si, global warming no), ma tutti hanno sempre confermato un andamento all’estremizzazione dei fenomeni meteorologici, ad un maltempo sempre più violento, ad un clima che tende alla tropicalizzazione anche in zone che fino a poco tempo fa non avevano affatto le caratteristiche tropicali. E tra le aree a più alto rischio è sempre stato individuato il Mediterraneo, un mare chiuso con caratteristiche “privilegiate” per ospitare i fenomeni più estremi del terzo millennio. Da cui è opportuno iniziare a difendersi nel modo più adeguato: l’assetto sociale, edilizio e culturale del nostro Paese è basato su consuetudini legate ad un determinato clima. Che non c’è più. Prendiamone atto, apriamo gli occhi e adoperiamoci per una nuova cultura della prevenzione rispetto ai fenomeni estremi, con l’obiettivo di evitare ulteriori tragedie.

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