“Le identita’ recitate – ha spiegato in un’intervista a Italpress Peluso, tra i fondatori della SISC – caratterizzano le relazioni online attraverso la mediazione di fake, ovvero di false identita’, che interagiscono costruendo immagini mascherate del se’ e degli altri, in un sistema di rapporti collusivi. La vita online provoca effetti placebo non solo in soggetti depressi e solitari, ma in chiunque abbia insicurezza o disagio rispetto alla percezione della propria immagine. Ma anche coloro che non hanno problemi di autostima affidano al web e ai social l’occultamento dei propri difetti e l’esaltazione di pregi non sempre reali”.
In che modo si manifesta questo disagio nelle relazioni affettive degli adolescenti? “Si manifesta soprattutto nell’incapacita’ di vivere una relazione affettiva in quanto non si e’ assolutamente in grado di gestire la fisiologica diversita’ tra due persone. Questo porta inevitabilmente a cercare rapporti di facile approccio (‘accomodanti psicologicamente’) che rappresentano un rinforzo positivo alla propria identita’, ma in realta’ la rendono ancora piu’ fragile soprattutto man mano che passano gli anni”.
“A dispetto degli enormi progressi in campo tecnologico, che permettono una velocita’ comunicativa e la possibilita’ di entrare rapidamente in relazione con molteplici persone, oggi e’ diffusa una solitudine interiore che porta a comunicare sempre di meno. A questo – ricorda Angelo Peluso – si aggiunge il facile ricorso alla farmacologia per compensare ogni vuoto interiore o mania di perfezionismo”.
Come cambia tutto questo l’approccio alla sessualita’ per gli adolescenti? “La sessualita’ rappresenta un consumo, come tutto il resto, soprattutto quando l’adolescente non ha ricevuto nei contesti educativi un’adeguata formazione. La rete – conclude l’esperto della Societa’ Italiana di Sessuologia Clinica – diventa paradossalmente il punto di riferimento di modelli da seguire che spesso finiscono con l’alimentare la ricerca di sempre nuove sensazioni e soprattutto un istintivo bisogno di rendere pubblica ogni propria presunta conquista emancipativa”.