Il follow-up è una procedura indispensabile per il monitoraggio dei risultati delle terapie e per la diagnosi tempestiva delle eventuali ricadute. Vengono utilizzate visite cliniche, esami ematochimici, markers e indagini strumentali, secondo protocolli ben codificati e basati sulle evidenze di letteratura. “L’ansia del paziente o la medicina difensiva da parte del curante possono comportare un eccessivo e anomalo ricorso a esami diagnostici – concludono i proff. Cascinu e Pinto –, al di fuori dei protocolli, con utilizzo di fondi che vengono distratti da altre necessità assistenziali. In un sistema sanitario che opera con risorse limitate tutto questo è inaccettabile. In Italia i nuovi casi di cancro nel 2013 sono stati 366mila: 200.000 (55%) negli uomini e 166.000 (45%) nelle donne. Questi dati fotografano perfettamente la dimensione del problema, in quanto i pazienti ricorrono con la frequenza prevista dai protocolli a esami di follow-up, per un tempo di vita fortunatamente molto lungo”.
Tumori: necessaria più collaborazione tra oncologi e medici di famiglia
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